Della cattiveria umana

L’uomo anche il peggiore, non trasgredisce per disubbidienza, per spirito diabolico, la legge morale, a prescindere da quali siano le sue massime, anzi la legge gli si impone, in virtù della disposizione morale stessa, in quanto uomo; e se nessun altro movente lo spingesse in senso contrario, assumerebbe nella propria massima suprema, come principio di determinazione dell’arbitrio, la legge e perciò sarebbe moralmente buono. La legge morale è quel principio universale che attua l’Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
La legge morale e l’amore di sé, assunti nelle massime, tuttavia non possono sussistere l’uno accanto all’altro, ma l’uno deve essere subordinato all’altro, come alla sua condizione suprema. Ponendo così come condizione del compimento della legge morale il movente dell’amore di sé e le sue inclinazioni, significa invertire l’ordine morale dei moventi, costituendosi, facendo in tal guisa, come un uomo cattivo. Entrambi i moventi presi separatamente, la legge morale e l’amore di sé (principio, innocente, per cui vengono accolti i moventi della sensibilità, in virtù della disposizione naturale), sono condizione sufficiente a determinare la volontà. La differenza delle massime non dipende dalla differenza dei moventi, materia di quelle – se non fosse così l’uomo sarebbe e moralmente buono e moralmente cattivo insieme. Ciò è in contraddizione in Kant che lo spiega nell’Introduzione al La religione entro i limiti della sola ragione.

Leggi tutto