alcune figure de “la Fenomenologia dello Spirito”

La Fenomenologia dello Spirito, ovvero la Scienza dell’esperienza della coscienza, è stata pubblicata nel 1807 a Jena; ma prima di affrontare le profonde dinamiche ivi inserite, alcune premesse sono doverose, soprattutto in ambito linguistico. Per prima cosa col termine scienza si intende discorso organico, in cui ogni aspetto precede o segue il successivo come se fosse per l’appunto un organismo (seme, pianta, fiore, frutto etc.). Con il termine Spirito (Geist), si intende tutto ciò che non è naturale, che si erge differenziandosi dalla natura; il diritto, l’economia, le scienze, la letteratura etc. ovvero tutto ciò che ha a che fare con l’uomo in quanto uomo.

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la natura umana secondo Kant

Con natura dell’uomo Kant intende il fondamento soggettivo dell’uso della libertà umana, che prescinde dai sensi, ma è anche allo stesso tempo un atto di libertà in sé, sennò non si potrebbe spiegare il comportamento moralmente buono o malvagio del singolo individuo. La ragione del male dipende non da un istinto naturale, ma da una regola che l’uomo dà a sé stesso, affinché possa esercitare la sua libertà. La legge morale è un imperativo categorico che l’uomo comanda a sé; gli imperativi categorici sono le leggi morali valide universalmente, non per il loro contenuto, ma per la loro forma di legge. Un imperativo categorico deve poter essere reso universale secondo le varie formulazioni, tra cui quella che afferma di agire in modo che la massima della propria azione soggettiva possa diventare legge universale oggettiva della natura.

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la Critica del giudizio

Per l’«ottimista» Kant c’è una legge morale con valore universale e tale legge è un fatto della ragione, legge non ricavata dall’esperienza poiché universale; è razionale in quanto deve valere per ogni essere umano senziente o meglio ancora per ogni essere razionale (ed è razionale, la legge, anche perché conosciuta per il mezzo della ragione); la legge morale impone un dovere morale, non una necessità di natura. Essa consiste in un imperativo (cioè coincide con una necessità oggettiva dell’azione) ed è incondizionata; perciò si ha l’autonomia della ragione (la morale non deve sottostare a fini, empirici, particolari quali il benessere, la ricchezza, la cultura etc.). L’uomo è destinato al miglioramento; perciò abbiamo definito Kant, come certamente lo sarà Hegel, ottimista (ovviamente volendo semplificare); scrive infatti Tassi, in merito a Kant: l’umanità è chiamata a muoversi in direzione della propria perfezione, e la perfezione coincide con l’universalità della norma etica. La tensione etica porta l’uomo, nel singolo e nella collettività, al compito di un’umanità che si disponga a una vita secondo ragione; sussiste perciò una provvidenza della natura, un termine in cui ogni uomo sarà trattato rispetto e in modo conforme alla propria dignità.

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Etica e Religione in Kant

In questo modestissimo riassunto, per studenti liceali, sottolineo, ho cercato di sintetizzare uno dei temi più importanti di Kant, forse il più importante, la questione etica; perciò molti aspetti torneranno a più riprese, aggiungendo, definendo, arricchendo il discorso. Come in una centrifuga.

La ragione in un contesto kantiano ha certamente una valenza regolativa non solo negli aspetti più squisitamente teorici dell’esperienza (dei fenomeni), viepiù si scaglia quale elemento regolativo etico; è la ragione che ci mostra come comportarci. Mentre la Critica della ragion pura ha posto in maniera ineluttabile quali siano i limiti conoscitivi a partire dal sensibile, mantenendosi nel piano del fenomeno, al «dato», la Pratica ci indica un mondo in cui noi siamo non solo l’accidentale, il caso, ma il necessario quali esseri dotati di ragione, capaci di attuare regole, in primis l’imperativo categorico.

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le Signorie: le dinamiche del potere

Il Medioevo viene solitamente associato al concetto di vassallaggio ossia un giuramento solenne e pubblico tra un signore e un vassallo. Esso doveva indurre all’instaurazione di un legame di fedeltà e lealtà basati sull’adempimento di obblighi imprescindibili per ambo le parti: il vassallo doveva mettere a disposizione del signore le proprie competenze militari e in cambio riceveva protezione e un feudo. Questa distinzione gerarchica ed estremamente minimalista ed esemplificativa della società medievale non è però sufficiente ad offrire un quadro chiaro e completo della realtà propriamente detta.

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Sunday Bloody Sunday

cinquant’anni fa la strage di civili in Irlanda del Nord

Sul finire degli anni Sessanta il clima politico e sociale dell’Irlanda del Nord era divenuto assai teso. Il conflitto che opponeva sostenitori appartenenti alla provincia del Regno Unito e fautori della riunificazione all’Irlanda aveva raggiunto livelli di massima allerta, scaturite in manifestazioni violente e rivolte popolari. Le due fazioni politiche si dividevano in unionists, appartenenti alla classe media cittadina e di formazione protestante e i nationalists, di estrazione cattolica e legati fortemente alle loro radici irlandesi. La città di Derry, in Irlanda del Nord era considerata da entrambi i gruppi il simbolo del “malgoverno unionista irlandese”.

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la questione lavorativa in Marx

Marx riflette sull’importanza che il denaro ha nella vita dell’uomo. Esso viene visto come il ponte tra la vita e i mezzi per viverla. Il denaro permette all’uomo di superare i suoi limiti naturali perché la ricchezza può dare accesso a qualsiasi cosa sia acquistabile. Così chi non brilla per una determinata caratteristica può trovare i mezzi per superarla e ambire a qualcosa di più rispetto a quello che la natura gli ha dato (esempio dell’uomo brutto con la donna bella). Il modo in cui si procura questo guadagno è influenzato dal tipo di lavoro che l’uomo costruisce per averlo. Il lavoro genera anche una serie di rapporti sociali, in cui l’uomo è sia individuo sia parte della collettività. Il lavoro viene diviso e spesso l’interesse del singolo non coincide con l’interesse della collettività a cui partecipa. L’interesse collettivo viene a coincidere con lo Stato. In esso ogni classe spera di primeggiare e di avere un ruolo di primo piano che le permetta di dare allo Stato la sua impronta.

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analisi psichica su Hitler

Fra tanti dittatori sanguinari nella storia, Adolf Hitler è sicuramente, oltre che recente, quello che continua a stuzzicare la curiosità di tantissimi studiosi per il ruolo che ha avuto nella Seconda Guerra Mondiale e per come è riuscito a portare la Germania al regime Nazista. Molti psicologi e psicoanalisti, in particolare, hanno voluto approfondire la storia della sua vita per cercare di capire cosa mai avesse spinto lui a compiere tanti crimini contro l’umanità, e cosa abbia spinto tante persone a seguirlo.

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Nietzsche classista

Come per Hegel e Marx, anche Nietzsche sostiene, in un senso forse (per assurdo) più storico, che le classi siano nate in un certo punto nella storia, divisione che si ripercuote nei nostri giorni; tale divisione sarà riproposta pur dal filosofo italiano Giorgio Colli (per il quale l’umanità si divide in coloro che compiono le azioni senza alcun calcolo razionale e coloro che usano il principio dell’utile, la forma più abietta). Certamente la grandezza di un uomo è commisurata a quanto riesce a non considerare l’essere in base al proprio tornaconto.

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Monika Ertl, eroina?

Una profonda contraddizione sussiste nella giustizia umana, la sensazione che essa si riduca e significhi altro che la vendetta, poiché le leggi o non colpiscono o, spesso, elogiano gli ignobili. L’inizio del giorno del primo aprile 1971 Roberto Quintanilla venne giustiziato. L’ex colonnello dei servizi segreti boliviani che volle la morte di Guevara e che non rispettò affatto quel decoroso cadavere (fu lui che ordinò di tagliare le mani al cadavere del Che), venne assassinato ad Amburgo, nella sede del consolato boliviano. I colpi mortali partirono da una Colt Cobra registrata a nome di Giangiacomo Feltrinelli; mentre la vendetta si avvenne per mano di Monika Ertl, giovane tedesca che aveva abbracciato gli ideali rivoluzionari.

La nostra Monika si era finta una giornalista australiana e chiesto di intervistare il neo console Quintanilla; appena entrò nello studio consolare, prese la pistola e sparò tre colpi, che colpirono l’assassino. Nella fuga Monika abbandonò la pistola, la borsa, una parrucca e un biglietto con scritto: vittoria o morte. La giovane aveva combattuto in seconda linea in Bolivia, proprio assieme al Che, e dopo la sua morte entrò nell’E.L.N. (Esercito di Liberazione Nazionale) boliviano. Dopo l’uccisione di Roberto Quintanilla della ragazza non si seppe più nulla, si scoprì che era tornata in Bolivia a combattere, ancora. Monika morirà nel 1973, a seguito di un’imboscata da parte dell’esercito; il luogo di sepoltura non è mai stato reso noto.

di Giancarlo Petrella,
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