la dottrina dell’amore e della bellezza, Platone

Per comprendere al meglio la visione dell’amore di Platone, è necessario prendere in considerazione prima di tutto la concezione che lui stesso ha dell’uomo: un essere diviso a metà tra anima e corpo, tra aspirazione verso il mondo delle idee e tendenza a cedere alle tentazioni del mondo materiale.

Platone, riprendendo ciò che era stato detto da Socrate, definisce l’amore una follia, ma va avanti nell’analisi, sostenendo che non sempre la follia è un male. L’amore diventa infatti una follia divina, fonte di bene per gli esseri umani. La bellezza di cui ci si innamora non è altro che la rivelazione dell’armonia divina, la quale «riaccende» nell’uomo il ricordo della Bellezza Ideale che l’anima sensibile aveva contemplato prima di incarnarsi. È mediante la contemplazione della bellezza che ci si avvicina all’intelligenza stessa. Infatti l’uomo, grazie alla reincarnazione, vita dopo vita, impara a non lasciarsi ingannare dalla bellezza estetica, ma cerca qualcosa in più, fino a giungere anche alla bellezza del divino stesso.

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la giustizia secondo Platone 

​I temi fondamentali di alcuni dialoghi di Platone si trovano riassunti nella sua massima opera, la Repubblica, che li ordina e li connette intorno al motivo centrale di una comunità perfetta, nella quale il singolo trova la perfetta formazione. Nella Repubblica il dialogo è dedicato al tema della giustizia. Essa si apre con le considerazioni di Cefalo, il padre di Lisia, sulla vecchiaia e si chiude con il mito di Er sul destino delle anime dopo la morte: i problemi esistenziali dell’individuo trovano la loro soluzione nella giustizia della città. L’individuo è in piccolo quel che la città è in grande ed è un elemento della città.

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