la volontà di potenza

Sullo sfondo della visione prospettica, di cui abbiamo largamente parlato, si colloca la trasvalutazione di tutti valori, «logica» conseguenza del crepuscolo degli idoli, de la filosofia del martello. Stiamo parlando de la volontà di potenza. La Volontà di Potenza è anche il titolo di diverse raccolte, postume, di appunti di Nietzsche; la critica secondaria si divide proprio su questo punto, ovvero se considerare tali raccolte come genuine, espressioni autentiche o se risultano estrapolate fuori dal loro proprio contesto. Esistono inoltre varie edizioni del testo, de La Volontà di Potenza; una curata dai fratelli, una dalla sorella etc.

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il Capitale di Marx

Nelle lezioni precedenti abbiamo analizzato vari aspetti: abbiamo visto che il salario dell’operaio non è congruo a quanto lui effettivamente produce (quindi al valore stesso dell’operaio), dunque anche l’operaio ha un suo valore dato dalla capacità produttiva. Successivamente abbiamo visto che esiste un tempo di lavoro supplementare, in cui vi è il capitalista che non paga l’operaio e qui entra in gioco il plusvalore. Abbiamo potuto vedere il valore di scambio e compreso che esso non coincide con quello di uso e con il prezzo finale.

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Marx, il plus valore

Abbiamo visto precedentemente il concetto di struttura e sovrastruttura a cui possiamo allacciare la questione della ideologia. Una delle ideologie più persuasive dell’epoca di Marx è il capitalismo cioè l’accumulo incondizionato di ricchezze, di denaro. Vi è un’opera, la più importante di Marx che s’intitola per l’appunto Il Capitale, il cui primo libro è stato pubblicato quando era ancora in vita; a quest’opera si riallacciano problemi di natura economica, filosofica e, ovviamente, morale. L’ideologia fondamentale del capitalismo è quella che sostiene che sia l’unica realtà possibile, non può darsi un’alternativa. Invece abbiamo visto che secondo Marx esiste una possibile alternativa, che già fu e potrebbe essere (il feudalesimo prima o il comunismo nel futuro). Questa naturalizzazione del capitalismo viene criticata da Marx e siccome egli è un materialista inizia a parlare proprio delle merci.

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struttura e sovrastruttura

Di Marx vedremo due aspetti importanti: il primo è la questione del materialismo storico dialettico e l’altro è il capitale e le eventuali critiche in esso contenute. Abbiamo visto in classe la questione del calvinismo, ma perché è importante e cosa c’entra? Bisogna dire che Calvino aveva posto come segno della Grazia Divina la ricchezza, cioè l’accumulo di denaro: in questa impostazione colui che ha benessere, prodotto dal lavoro, è già in qualche modo salvo, è segno della Grazia che diventa visibile e sicura tramite la ricchezza (generata dal lavoro). Di conseguenza, il povero è quello che commette il peccato ed è escluso dalla Grazia di Dio; impostazione molto diversa da quella del Medioevo, dove il povero era la presenza di Cristo nella società.

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Gentile, l’atto del pensare

Parafrasando il primo capitolo, La soggettività del reale, della Teoria generale dello spirito come atto puro, si evince che la realtà non è pensabile se non in relazione diretta con l’attività pensante per la quale è pensabile; essa non è un oggetto possibile, una mera possibilità, ma oggetto reale, concreto, attuale di conoscenza (Cfr. T, p.3). Il presupposto affinché la realtà sia pensabile è il concepire prima-di-tutto la mente in cui tale realtà si rappresenta; non si dà, ed è assurdo, il concetto di una realtà materiale (cfr. ibidem). Tale concetto, di sostanza materiale, corporea, estesa, di corpi, cioè di ciò che in generale si presuppone fuori della mente, è una contradictio in adiecto: «noi possiamo parlare soltanto di cose che sono percepite, e sono quindi oggetti di coscienza, idee» (p. 3).

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Morte di Dio e divenire

Lapidariamente, per Nietzsche il divenire è l’unica certezza. Abbiamo visto e abbiamo percepito come il filosofo faccia delle interpretazioni un metodo: un’interpretazione critica che non giunge mai a una verità stabile. Eppure sul Divenire Nietzsche non ha dubbi, è la cosa più certa in assoluto. Ritroviamo in tutte le opere di Nietzsche le intuizioni del dionisiaco e apollineo, e una di queste, il dionisiaco, significa il divenire: il divenire è l’esplicazione del dionisiaco, cioè il continuo mutamento, la non certezza di qualcosa di stabile, l’idea che l’essere stesso non sia mai definibile e definito. Pertanto il divenire è la verità dionisiaca, la verità del continuo perire delle cose.

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il Nietzsche illuminista

Il secondo periodo di Nietzsche viene anche chiamato periodo illuminista poiché critica della società. Avevamo analizzato nella seconda considerazione inattuale la questione dello studio della storia non passivo, nozionistico, ma in maniera attiva criticando la società, gli eventi storici e le figure; soprattutto avendo la capacità di scindere dal passato, allontanarsi da esso, dimenticarlo, obliarlo perché il suo peso può annullare la vita, le forze vitali: l’individuo che è troppo incentrato nel proprio passato (o nello studio delle epoche precedenti) nella vita quotidiana, dimentica il presente e soprattutto il futuro.

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il primo Nietzsche

Il primo periodo di Nietzsche si caratterizza per un impianto fortemente influenzato da Schopenhauer e quindi di critica all’idealismo. Egli nasce come filologo, alla ricerca della verità specifica, la verità del linguaggio e del lessico; ciò lo influenza sulla rigorosità del metodo, sull‘analisi per la volontà di verità. Scrive moltissimo, opere inedite o semplici taccuini, ma canonicamente la prima opera che si considera tale è La nascita della tragedia con la titolatura Secondo lo spirito della musica, pubblicata nel 1876. Qui si cerca di delineare la nascita della tragedia classica greca, secondo un aspetto dionisiaco, evocando due intuizioni e non concetti: Dioniso e Apollo. Quest‘ultimo è il dio solare, della bella parvenza, dio classico dell‘equilibrio, rappresenta la razionalità, la lucentezza ed il suo simbolo è la statua. Nella filosofia quest‘intuizione è la rappresentazione di creare illusioni, perché la realtà in verità è forte, tenebrosa, il vero e unico Io primordiale è sofferenza.

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Segnavia cartesiani, il tempo

Cartesio è il filosofo del Cogito, e quasi sempre nei manuali il suo pensiero viene delineato e riassunto e identificato con questa impostazione; talvolta, quasi per ragioni estetiche o per enfatizzare diversi assunti, il filosofo viene associato al Genio maligno; tuttavia riteniamo che, seppur il Cogito vesta un ruolo fondamentale nel «sistema» del filosofo francese, vi siano altri assunti e concezioni più impellenti, una di queste è la nozione della Creazione. Creazione che si presenta sia nelle modalità del Creazionismo continuo che di quella della Creazione delle verità eterne. Sono assunti che, in confronto al Cogito, sono stati sviluppati ben poco; certamente non potranno in questa sede venir trattati, ma l’accennarli è doveroso.

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