Parafrasando il primo capitolo, La soggettività del reale, della Teoria generale dello spirito come atto puro, si evince che la realtà non è pensabile se non in relazione diretta con l’attività pensante per la quale è pensabile; essa non è un oggetto possibile, una mera possibilità, ma oggetto reale, concreto, attuale di conoscenza (Cfr. T, p.3). Il presupposto affinché la realtà sia pensabile è il concepire prima-di-tutto la mente in cui tale realtà si rappresenta; non si dà, ed è assurdo, il concetto di una realtà materiale (cfr. ibidem). Tale concetto, di sostanza materiale, corporea, estesa, di corpi, cioè di ciò che in generale si presuppone fuori della mente, è una contradictio in adiecto: «noi possiamo parlare soltanto di cose che sono percepite, e sono quindi oggetti di coscienza, idee» (p. 3).
Leggi tutto