la questione lavorativa in Marx

Marx riflette sull’importanza che il denaro ha nella vita dell’uomo. Esso viene visto come il ponte tra la vita e i mezzi per viverla. Il denaro permette all’uomo di superare i suoi limiti naturali perché la ricchezza può dare accesso a qualsiasi cosa sia acquistabile. Così chi non brilla per una determinata caratteristica può trovare i mezzi per superarla e ambire a qualcosa di più rispetto a quello che la natura gli ha dato (esempio dell’uomo brutto con la donna bella). Il modo in cui si procura questo guadagno è influenzato dal tipo di lavoro che l’uomo costruisce per averlo. Il lavoro genera anche una serie di rapporti sociali, in cui l’uomo è sia individuo sia parte della collettività. Il lavoro viene diviso e spesso l’interesse del singolo non coincide con l’interesse della collettività a cui partecipa. L’interesse collettivo viene a coincidere con lo Stato. In esso ogni classe spera di primeggiare e di avere un ruolo di primo piano che le permetta di dare allo Stato la sua impronta.

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Nietzsche classista

Come per Hegel e Marx, anche Nietzsche sostiene, in un senso forse (per assurdo) più storico, che le classi siano nate in un certo punto nella storia, divisione che si ripercuote nei nostri giorni; tale divisione sarà riproposta pur dal filosofo italiano Giorgio Colli (per il quale l’umanità si divide in coloro che compiono le azioni senza alcun calcolo razionale e coloro che usano il principio dell’utile, la forma più abietta). Certamente la grandezza di un uomo è commisurata a quanto riesce a non considerare l’essere in base al proprio tornaconto.

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critica al comunismo

Il Manifesto del partito Comunista viene steso nel 1848 da Marx ed Engels, personalità rappresentative della Lega dei comunisti, fondata nell’anno precedente. Marx, espulso da Parigi e dal Belgio su richiesta del governo dopo la pubblicazione del Manifesto, sostiene nell’opera la necessità di distinguere le lotte tra le classi sociali durante gli anni della storia dell’uomo.

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l’alienazione per Marx

In questo passo, Marx espone il suo concetto di alienazione. Tale concetto ha le sue radici nella filosofia precedente a Marx. Rousseau, ad esempio, aveva usato il termine alienazione per indicare la cessione dei diritti individuali a favore della comunità. Successivamente questo termine viene utilizzato da Hegel per indicare il movimento stesso dello spirito che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, per potersi poi riappropriare di sé in modo arricchito. Per Feuerbach, invece, l’alienazione si identifica con la situazione dell’uomo religioso, che si sottomette a Dio e che si estrania in tal modo dalla propria realtà. Marx riprende da Feuerbach la struttura formale del meccanismo dell’alienazione, intesa come condizione patologica di scissione, dipendenza e auto-estraniazione. Tuttavia, mentre per Feuerbach l’alienazione era un fatto prevalentemente coscienziale che deriva da un’errata interpretazione di sé, Marx la considera un fatto reale, di natura socio-economica, poiché si identifica con la condizione storica del salariato all’interno della società capitalistica. Inoltre, l’alienazione dell’operaio viene descritta da Marx sotto quattro aspetti fondamentali, strettamente connessi tra loro:

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riflessione sul denaro, Marx

Sia dai Manoscritti economico-filosofici del 1844, sia da altre opere, appare l’idea di Marx riguardante il denaro. Iniziando dal fatto che Marx ritiene il denaro estremamente indispensabile, ma non nel senso positivo del termine, tant’è che viene considerato una delle cause dell’alienazione del lavoratore, il quale, infatti, è alienato anche verso la sua attività, vista come forzata, costrittiva e utile solamente al profitto del capitalista.

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l’ideologia tedesca di Marx

da L’ideologia tedesca

I singoli individui formano una classe solo in quanto debbono condurre una lotta comune contro un’altra classe; per il resto essi stessi si ritrovano l’uno di contro all’altro come nemici, nella concorrenza. D’altra parte la classe acquista a sua volta autonomia di contro agli individui, cosicché questi trovano predestinate le loro condizioni di vita, hanno assegnata dalla classe la loro posizione nella vita e con essa il loro sviluppo personale, e sono sussunti sotto di essa. Questo fenomeno è identico alla sussunzione dei singoli individui sotto la divisione del lavoro e può essere eliminato soltanto mediante il superamento della proprietà privata e del lavoro stesso. Abbiamo già accennato più volte come questa sussunzione degli individui sotto la classe si sviluppi in pari tempo in una sussunzione sotto idee di ogni genere, ecc.

“L’ideologia tedesca”, che comprende il breve estratto preso in esame, è scritta da Karl Marx e Friederich Engels. L’opera è sia una analisi polemica dei pensieri di Hegel e Feuerbach, con i loro punti di forza e le loro criticità, sia una trattazione che prende in esame la società e la storia, gettando le basi per le idee che verranno trattate nel “Manifesto del Partito Comunista” e mettendo sotto severa critica lo Stato moderno in cui gli autori vivono. In particolare, emerge il concetto di scontro fra due fazioni che compongono la società come mezzo di sviluppo, prima ne “L’ideologia tedesca” sotto forma di dialettica fra forze produttive e rapporti di produzione, poi nel “Manifesto del Partito Comunista”, evolvendosi in vera e propria lotta fra proletariato e borghesia, come stadio più recente delle lotte di classi che si sono succedute nella storia. Addirittura, nel “Manifesto”, la stessa concezione di storia è identificata come lotta di classe.

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la lotta di classe in Marx

Il testo, tratto dal Manifesto del Partito Comunista, verte su uno dei temi più comuni e centrali della filosofia e della politica di Marx, ovvero quello delle lotte di classe. Lotte che da secoli, se non millenni, si susseguono in tutte le società e civiltà più o meno evolute, a partire dall’ Antica Grecia e Roma fino al Medioevo feudale, contrapponendo “fazioni” che negli anni di Marx, ovvero intorno alla metà del 1800, si identificano nel proletariato e nella borghesia, in oppressi e oppressori, come definiti dall’economista stesso. La differenza tra le lotte passate e quella a cui i due autori del Manifesto assistono, sta proprio nelle fazioni sopracitate: mentre nelle società passate come quella medievale o ancor più lontane quelle latine e greche, la distinzione in “caste” era molto più ampia e diversificata, durante il diciannovesimo secolo si riducono a due grandi schieramenti che contengono tutti gli altri, che come già detto, sono proprio la classe borghese e quella operaia.

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Hegel secondo Hösle

Intervista di Vittorio Hösle su Georg Wilhelm Friedrich Hegel

La filosofia della storia di Hegel è ciò che ha contribuito a render note le idee hegeliane; ancora oggi è il testo più letto, perché il più facile da comprendere. La filosofia di Hegel, come idealismo, presenta i più alti livelli fondativi. Per Hegel lo sviluppo dell’Assoluto culmina nel processo storico dello spirito umano. Mentre, lo scopo ultimo dello sviluppo del mondo, è la realizzazione dell’idea della libertà nel processo storico. Si chiede ad Hösle di spiegare la frase più celebre di Hegel, Tutto ciò che è razionale è reale, ciò che reale è razionale.

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Volere l’eterno ritorno

La volontà di potenza di Nietzsche, il testo, l’opera, risulta la summa del pensiero del filosofo tedesco; con questo modestissimo intervento analizzeremo il concetto di eterno ritorno dell’uguale partendo da due prospettive diverse, che forse si potranno unire successivamente. Oltre che tratteggeremo il rapporto fra l’eterno ritorno dell’uguale e la volontà di potenza.

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Nietzsche e Pirandello

Pirandello è un lettore accanito di Nietzsche (lo sostenne in un’intervista del 1936). Nietzsche ne La Nascita della Tragedia sostiene che i Greci contro l’abisso dionisiaco avevano alzato statue bianche per difendersi dal baratro; così Pirandello dice, in merito a questa analogia, che lui le ha «scrollate»; si ha così un accenno del decostruzionismo: vengono decostruiti, infatti, tutti gli elementi e tutti gli aspetti della psiche e della morale.

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