Sull’Ideologia tedesca di Marx

“Ideologia tedesca” è un testo scritto da Marx ed Engels, tra il 1845 ed il 1846 a Bruxelles, che rimase inedito fino al 1932, lasciato alla “critica corrosiva dei topi”. È un testo molto importante in quanto in esso vengono sistematizzati alcuni punti decisivi del pensiero dei due filosofi; segna inoltre la rottura tra il “primo Marx” (umanista, filosofo, teorico dell’essenza del genere) ed il “secondo Marx” («scienziato», studioso dei modi di produzione e disincantato e critico verso la filosofia).

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la concezione materialistica della storia

La scoperta del fondamento immotivato del principio della proprietà privata posto a base delle teorie della economia politica classica e l’aver conosciuto la funzione costitutiva dell’alienazione svolta dai rapporti economici propri dell’economia di mercato capitalista, segnano il passaggio di Marx dall’umanismo al materialismo storico, ovvero la transizione dall’idealismo al «sapere reale» della storia. Il testo in cui si concretizza tale processo è l’Ideologia tedesca, scritta da Marx ed Engels insieme.

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la forza-lavoro come merce in Marx

Lo scambio delle merci non include altra dipendenza oltre lo scambio tra l’acquirente e il venditore, solo se consideriamo il venditore come uomo libero dal proprio prodotto, quindi libero dalla propria forza-lavoro e dalla propria persona. L’uomo, inteso come sia colui che vende che colui che acquista, entra perciò in un rapporto come possessore di merci e, banalmente, di pari diritti. Fondamentale è tener presente che Marx vuole sostanzialmente la realtà come risultato di uguaglianza e disalienazione, smascherando perciò tutta la società borghese che poggia sullo sfruttamento da cui essi traggono vantaggio. Hegel stesso prende il concetto di alienazione come stato positivo e negativo allo stesso tempo, in quanto l’idea stesse esce da sé per potersi successivamente riappropriarsi di sé in modo arricchito, ma tramite la disalienazione il pensiero stesso ritorna in sé come spirito oggettivizzato nella realtà. in Feuerbach, maestro di Marx, il concetto di alienazione prende forma in una concezione puramente negativa, compiendo un significativo mutamento semantico, in quanto la religione stessa compie nell’uomo un processo di alienazione, poiché si sottomette ad una potenza estranea a sé. Perciò ovviamente anche Marx accetta il concetto di alienazione come auto estraniamento e dipendenza, che si rispecchia chiaramente nella situazione socio-economica di metà ‘800 dove il nucleo centrale è la produzione capitalistica basata sull’industria.

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la questione lavorativa in Marx

Marx riflette sull’importanza che il denaro ha nella vita dell’uomo. Esso viene visto come il ponte tra la vita e i mezzi per viverla. Il denaro permette all’uomo di superare i suoi limiti naturali perché la ricchezza può dare accesso a qualsiasi cosa sia acquistabile. Così chi non brilla per una determinata caratteristica può trovare i mezzi per superarla e ambire a qualcosa di più rispetto a quello che la natura gli ha dato (esempio dell’uomo brutto con la donna bella). Il modo in cui si procura questo guadagno è influenzato dal tipo di lavoro che l’uomo costruisce per averlo. Il lavoro genera anche una serie di rapporti sociali, in cui l’uomo è sia individuo sia parte della collettività. Il lavoro viene diviso e spesso l’interesse del singolo non coincide con l’interesse della collettività a cui partecipa. L’interesse collettivo viene a coincidere con lo Stato. In esso ogni classe spera di primeggiare e di avere un ruolo di primo piano che le permetta di dare allo Stato la sua impronta.

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l’alienazione per Marx

In questo passo, Marx espone il suo concetto di alienazione. Tale concetto ha le sue radici nella filosofia precedente a Marx. Rousseau, ad esempio, aveva usato il termine alienazione per indicare la cessione dei diritti individuali a favore della comunità. Successivamente questo termine viene utilizzato da Hegel per indicare il movimento stesso dello spirito che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, per potersi poi riappropriare di sé in modo arricchito. Per Feuerbach, invece, l’alienazione si identifica con la situazione dell’uomo religioso, che si sottomette a Dio e che si estrania in tal modo dalla propria realtà. Marx riprende da Feuerbach la struttura formale del meccanismo dell’alienazione, intesa come condizione patologica di scissione, dipendenza e auto-estraniazione. Tuttavia, mentre per Feuerbach l’alienazione era un fatto prevalentemente coscienziale che deriva da un’errata interpretazione di sé, Marx la considera un fatto reale, di natura socio-economica, poiché si identifica con la condizione storica del salariato all’interno della società capitalistica. Inoltre, l’alienazione dell’operaio viene descritta da Marx sotto quattro aspetti fondamentali, strettamente connessi tra loro:

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riflessione sul denaro, Marx

Sia dai Manoscritti economico-filosofici del 1844, sia da altre opere, appare l’idea di Marx riguardante il denaro. Iniziando dal fatto che Marx ritiene il denaro estremamente indispensabile, ma non nel senso positivo del termine, tant’è che viene considerato una delle cause dell’alienazione del lavoratore, il quale, infatti, è alienato anche verso la sua attività, vista come forzata, costrittiva e utile solamente al profitto del capitalista.

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il Capitale di Marx

Nelle lezioni precedenti abbiamo analizzato vari aspetti: abbiamo visto che il salario dell’operaio non è congruo a quanto lui effettivamente produce (quindi al valore stesso dell’operaio), dunque anche l’operaio ha un suo valore dato dalla capacità produttiva. Successivamente abbiamo visto che esiste un tempo di lavoro supplementare, in cui vi è il capitalista che non paga l’operaio e qui entra in gioco il plusvalore. Abbiamo potuto vedere il valore di scambio e compreso che esso non coincide con quello di uso e con il prezzo finale.

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Marx, il plus valore

Abbiamo visto precedentemente il concetto di struttura e sovrastruttura a cui possiamo allacciare la questione della ideologia. Una delle ideologie più persuasive dell’epoca di Marx è il capitalismo cioè l’accumulo incondizionato di ricchezze, di denaro. Vi è un’opera, la più importante di Marx che s’intitola per l’appunto Il Capitale, il cui primo libro è stato pubblicato quando era ancora in vita; a quest’opera si riallacciano problemi di natura economica, filosofica e, ovviamente, morale. L’ideologia fondamentale del capitalismo è quella che sostiene che sia l’unica realtà possibile, non può darsi un’alternativa. Invece abbiamo visto che secondo Marx esiste una possibile alternativa, che già fu e potrebbe essere (il feudalesimo prima o il comunismo nel futuro). Questa naturalizzazione del capitalismo viene criticata da Marx e siccome egli è un materialista inizia a parlare proprio delle merci.

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struttura e sovrastruttura

Di Marx vedremo due aspetti importanti: il primo è la questione del materialismo storico dialettico e l’altro è il capitale e le eventuali critiche in esso contenute. Abbiamo visto in classe la questione del calvinismo, ma perché è importante e cosa c’entra? Bisogna dire che Calvino aveva posto come segno della Grazia Divina la ricchezza, cioè l’accumulo di denaro: in questa impostazione colui che ha benessere, prodotto dal lavoro, è già in qualche modo salvo, è segno della Grazia che diventa visibile e sicura tramite la ricchezza (generata dal lavoro). Di conseguenza, il povero è quello che commette il peccato ed è escluso dalla Grazia di Dio; impostazione molto diversa da quella del Medioevo, dove il povero era la presenza di Cristo nella società.

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