la concezione materialistica della storia

La scoperta del fondamento immotivato del principio della proprietà privata posto a base delle teorie della economia politica classica e l’aver conosciuto la funzione costitutiva dell’alienazione svolta dai rapporti economici propri dell’economia di mercato capitalista, segnano il passaggio di Marx dall’umanismo al materialismo storico, ovvero la transizione dall’idealismo al «sapere reale» della storia. Il testo in cui si concretizza tale processo è l’Ideologia tedesca, scritta da Marx ed Engels insieme.

Il discorso scientifico storico-materialistico di Marx ed Engels, in merito alla forma costituita della moderna alienazione, presuppone la teoria che vi sia una basilare contrapposizione fra due ordini dell’universo solitamente designato come “sapere”: fra la «scienza reale e positiva» da un lato, e l’«ideologia» dall’altro. Quest’ultimo termine, alla fine del Settecento aveva assunto in Francia il significato di un’analisi delle idee nel loro processo di derivazione dalle sensazioni, ossia uno studio sulla base empirica del sapere socialmente accessibile agli uomini. Marx ed Engels riprendono tale nozione, usandola per lo più in modo negativo, ma dando ad essa nuovi e profondi significati. Sotto il termine di “ideologia” sostanzialmente essi indicano la «falsa rappresentazione» della realtà, e sottolineano come sia della massima importanza intendere il processo per cui alla “comprensione oggettiva” dei rapporti reali fra gli uomini, invariabilmente si sostituisca un’immagine deformata di essi.

Evidentemente l’intento di Marx è quello di svelare, al di là delle ideologie, la verità sulla storia, mediante il raggiungimento di un punto di vista obbiettivo sulla società, che permetta di descrivere non ciò che gli uomini «possono apparire nella rappresentazione propria o altrui, bensì quali sono realmente». Questo programma comporta la distruzione della vecchia filosofia idealistica e l’inaugurazione di una nuova «scienza». Marx afferma che, l’umanità, intesa in modo scientifico e non ideologico, è una specie evoluta, composta di individui associati, che in primo luogo sono chiamati a lottare per la propria sopravvivenza.

Di conseguenza, la storia non è, primariamente, una serie di eventi spirituali, ma un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento:

Dall’Ideologia tedesca:

II vivere implica prima di tutto il mangiare e bere, l’abitazione, il vestire e altro ancora. La prima azione storica è dunque la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni; la produzione della vita materiale stessa… che ancora oggi, come millenni addietro, deve essere compiuta ogni giorno e ogni ora semplicemente per mantenere in vita gli uomini.

Ed è proprio quest’azione «materiale» che umanizza l’uomo. Infatti, commenta ironicamente Marx, si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto ciò che si vuole, ma essi cominciarono di fatto a distinguersi dagli animali allorché, in virtù della necessità, cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza. Alla base della storia vi è dunque il lavoro, che Marx intende come creatore di civiltà e di cultura e come ciò attraverso cui l’uomo si rende tale, emergendo dall’animalità primitiva e distinguendosi dagli altri esseri viventi.

Nell’ambito di quella «produzione sociale dell’esistenza» che costituisce la storia, bisogna distinguere, secondo Marx, due elementi di fondo: i rapporti di produzione da un lato e le forze produttive dall’altro, ossia 1) gli uomini che producono (la forza lavoro), 2) i mezzi che si utilizzano per produrre (i mezzi di produzione) e 3) le conoscenze della tecnica e di tipo scientifico di cui si servono per organizzare e migliorare la loro produzione. Per rapporti di produzione Marx intende i rapporti che si instaurano fra gli uomini nel corso della produzione e che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di lavoro, nonché la ripartizione di ciò che tramite essi si produce. Forze produttive e rapporti di produzione costituiscono, nella loro globalità, il «modo di o di produzione» di un certo periodo. L’insieme dei rapporti di produzione, o, più in generale, la base economica, quale si esprime nel «modo di produzione» costituisce la struttura, ovvero lo scheletro economico della società, intesa come organismo complessivo. Infatti, rispetto alla totalità sociale, la struttura rappresenta il piedistallo concreto su cui si eleva una sovrastruttura giuridico-politico-culturale.

In altre parole, il termine sovrastruttura sta ad indicare che secondo il materialismo storico i rapporti giuridici, le forze politiche, le dottrine etiche, artistiche, religiose e filosofiche non debbono essere intese, idealisticamente, come delle realtà a sé stanti ed indipendenti, ovvero come libere produzioni della libera coscienza raziocinante, ma come delle espressioni più o meno dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storica.

Marx, nella prefazione per la Critica dell’economia politica, afferma che tanto i rapporti giuridici quanto le forme dello Stato non possono essere compresi né per se stessi, né per la cosiddetta evoluzione generale dello spirito umano, ma hanno le loro radici, piuttosto, nei rapporti materiali dell’esistenza; e che l’anatomia della società è da cercare nell’economia politica. Il risultato generale a cui si arriva è che nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppò delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva la sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale.

Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. Di conseguenza, non sono le leggi, lo Stato, le forze politiche, le religioni, le filosofie ecc. che determinano la struttura economica della società (= idealismo storico), ma è la struttura economica che determina le leggi, lo Stato, le religioni, le filosofie ecc. (=materialismo storico).

Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, anche se ciò, dal suo punto di vista, può accadere soltanto perché le idee esprimono già, a loro volta, determinati mutamenti di struttura. Per cui, stando ai testi di Marx, l’unico elemento veramente determinante della storia, e l’unico fattore che si auto-determina, è la struttura economica, mentre la sovrastruttura, con tutto ciò che ne fa parte, è unicamente un riflesso della struttura, che partecipa solo indirettamente della sua storicità. Di conseguenza il termine «materialismo», usato da Marx per denominare la propria dottrina, non allude, come nel linguaggio filosofico tradizionale, alla tesi metafisica secondo cui la materia è la sostanza e la causa delle cose, “ma al convincimento secondo cui le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale, come pensavano per lo più i filosofi precedenti, bensì di natura socio- economica”.

In altri termini, quello di Marx è un materialismo storico che si contrappone all’idealismo storico. La dialettica della storia Forze produttive e rapporti di produzione, oltre che rappresentare la statica della società, si configurano anche come lo strumento interpretativo della sua dinamica, poiché si identificano con la spinta del suo divenire, ovvero con la legge stessa della storia. Marx ritiene infatti che ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e di proprietà. Tuttavia i rapporti di produzione si mantengono soltanto sino a quando favoriscono le forze produttive e vengono distrutti quando si convertono in ostacoli o catene per le medesime.

Poiché le forze produttive, in connessione con il progresso tecnico, si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, che esprimendo delle relazioni di proprietà tendono a rimanere statici, ne segue periodicamente una situazione di contraddizione dialettica fra i due elementi, che genera “un’epoca di rivoluzione sociale”. Infatti, sostiene Marx, le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una classe dominante al tramonto. Di conseguenza, risulta inevitabile lo scontro fra di esse, che si gioca non solo a livello sociale, ma anche politico e culturale, sotto forma di «battaglia ideologica».

Alla fine finisce sempre per trionfare la classe che risulta espressione delle nuove forze produttive, che in tal modo riesce ad imporre la propria maniera di produrre e di distribuire la ricchezza, nonché la sua specifica visione del mondo, l’ideologia. La legge della «corrispondenza» e della «contraddizione» tra forze produttive e rapporti di produzione permette a Marx di delineare un quadro generale della storia passata e presente, e di scandire il cammino dell’umanità nel tempo secondo alcune grandi formazioni economico sociali, qualificate da: determinati modi di produrre; specifici rapporti di proprietà; peculiari istituzioni giuridico-politiche e da corrispondenti forme di coscienza.

Marx è convinto che la storia proceda dal comunismo primitivo al socialismo futuro, attraverso il momento intermedio della società di classe, la quale si basa sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata. Al contempo Marx è convinto che il diagramma storico dello sviluppo della civiltà implichi la necessità di considerare la storia umana come un cammino orientato ad una meta, che esso abbia una finalità interna, ed infine che si debba considerare il socialismo come lo sbocco inevitabile della dialettica storica. L’autentico carattere «dialettico» del materialismo storico di Marx, ed il suo persistente legame con Hegel risultano evidenti. Infatti anche per Marx, come per Hegel, la storia si configura, sul piano formale, come una totalità processuale dominata dalla forza della contraddizione, e mette capo ad un «risultato finale». Però con questa notevole differenza di contenuto in quanto: 1) il soggetto della dialettica storica non è più lo Spirito, ma la struttura economica e le classi 2) la «dialettica» del processo storico è concepita come «empiricamente» e scientificamente «osservabile» nei fatti stessi 3) le opposizioni che muovono la storia non sono astratte e generiche, bensì concrete e determinate, pur riconducendosi tutte a quella dialettica tra forze produttive e rapporti di produzione che rappresenta il centro strategico di tutta la scienza che Marx istituisce delle moderne società di mercato.

Compendio stilato dalla studentessa Sara CrescimbeniLiceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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