Epicuro, vita e pensiero

Epicuro nacque sull’isola di Samo il 10 febbraio 341 a.C. dall’unione tra Neocle, un maestro di scuola, e Cherestrata, una “maga”. Il suo nome deriva dal greco e significa “soccorritore”, in onore del dio Apollo. Fu educato nella scuola di Panfilo, dove segui il pensiero platonico, e successivamente frequentò la scuola di Nausifane, seguace della dottrina democritea a Teo, in Asia Minore. Nel 312, appena dopo aver elaborato la sua dottrina, fondò la sua scuola con sedi a Mitilene e a Lampasco e, successivamente, ad Atene, proprio dove aveva già svolto servizio militare (o “efebato”) qualche anno prima, aiutato dal fatto di avere la cittadinanza ateniese ottenuta dal padre per essere stato un colone lasciando la propria terra in seguito ad una guerra. La scuola ad Atene era provvista di un giardino dove i discepoli (composti da persone di ogni classe sociale e di ogni sesso) seguivano le lezioni e gli scritti.

Proprio grazie a questo elemento della scuola le idee di Epicuro vennero associate al nome di “filosofia del giardino”. I “filosofi del giardino” all’interno della scuola vivevano in maniera democratica, nessuno era più importante dell’altro, nemmeno il maestro poiché proprio Epicuro teorizzò per primo un pensiero simile all’egualitarismo, ovvero l’idea di uguaglianza tra gli uomini ancora oggi alla base dei partiti di sinistra; si viveva in maniera semplice e priva di lussi e si era come fratelli. Epicuro morì ad Atene nel 271 a.C. a causa di calcoli renali, molto frequenti all’epoca per un uomo di settantadue anni.

La domanda da cui parte l””epicureismo” è: Come si può raggiungere la felicità? La risposta che il filosofo trovò si basa sul concetto di liberarsi dai tre timori che affliggono gli uomini: Il timore degli degli Dei, il timore della morte e il timore del dolore.

A questo punto Epicuro cominciò a cercare le soluzioni alle sue domande e per prima cosa decise di analizzare il rapporto tra natura e felicità. Analizzando la natura il fondatore della scuola adotto quasi completamente la fisica di Democrito, ovvero la teoria atomista. Questa teoria prevedeva che l’entità fondamentale della materia fosse l’atomo. Secondo Epicuro gli atomi, di cui non si conosce il numero, si muovono eternamente a causa del loro peso seguendo un percorso rettilineo per linee parallele in un vuoto a sua volta infinito. A questo punto il filosofo teorizza la teoria del clinamen, un insieme di idee che ipotizzavano la casualità con cui gli atomi deviano il loro percorso e si aggregano creando i corpi estesi. Dopo aver introdotto la dottrina quindi è possibile stilare sei concetti principali del filosofo: non c’é nulla fuori dalla materia, la materia è composta da atomi, l’anima è composta da atomi, gli atomi si muovono seguendo leggi meccaniche, i mondi sono infiniti, gli Dei non intervengono. Questi principi a risolvono due dei quesiti fondamentali per essere felici: se gli dei non intervengono nella vita degli uomini, per gli stessi è possibile essere liberi dal timore degli Dei; dal momento che tutto è materia, la morte non è altro che assenza di sensazioni, perciò l’uomo può essere libero dal timore della morte (“Quando c’é la morte non ci siamo noi, quando c’é lei non ci siamo noi”).

A questo punto per risolvere il terzo problema, liberare l’uomo dal timore del dolore, Epicuro introduce il tema del piacere come unico criterio per stabile il bene e il male, professando un etica edonistica. Egli si riferiva soprattutto a quel genere di piacere “stabile” (piacere catastematico) che trova la sua massima espressione nell’assenza di dolore rispetto al corpo (aponia) e all’anima (atarassia). Non nega che anche ogni altro piacere sia un bene, ma fissa una gerarchia dei piaceri fondata sulla maggiore o minore fatica che si dovrebbe spendere per realizzarli. Il piacere dell’anima è ritenuto un’amplificazione di quello del corpo, quindi superiore a esso, ma non eterogeneo.

Quindi per raggiungere l’assenza di turbamento e dolore è necessario ricercare una virtù (saggezza) capace di valutare e soppesare i singoli piaceri e scegliere fra essi tenendo conto del grado di autarchia (il non-aver- bisogno di nulla per alimentarsi) e di assolutezza (non essere suscettibile di aumento o diminuzione nel tempo) di ciascun piacere. Questo criterio evidenzia la superiorità del piacere catastematico, cioè della gioia che viene dal sentirsi esenti da dolori: esso è appunto in sommo grado autarchico e assoluto.

La dottrina di Epicuro sulla religione, come in parte già accennato, non negava l’esistenza degli Dei, ma negava il loro apporto allo svolgimento del mondo e alla vita degli uomini. Essi vivono negli “intermundia”, ovvero spazi situati tra gli infiniti mondi reali. Dopo svariati ragionamenti Epicuro è arrivato alla conclusione che gi dei possono e vogliono, poiché il male esiste allora gli dei esistono ma non si interessano dell’uomo.

Riassunto stilato dai studenti Tommaso Martini e Andrea Delll’Amore, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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