la poetica aristotelica

Nella poetica Aristotele analizza la poiesis (come già abbiamo visto), ovvero la scienza del produrre. Più che dedicarsi alla figura del poeta intesa come creatore, Aristotele si focalizza sulla particolarità che l’uomo imiti la natura, cosa già a sua volta sostenuta da Platone, e questa imitazione è un aspetto che differenzia l’uomo dagli animali, ed è connaturata ad ogni singolo uomo. L’imitazione costituisce una delle sorgenti del sapere e al tempo stesso una fonte di piacere. La poesia, fondata su armonia e ritmo, imita la natura, ma imita ciò che più è universale, per questo in qualche modo risulta più perfetta della natura stessa: ciò che non può fare la natura, lo fa l’opera d’arte. Secondo Aristotele l’opera per eccellenza è la tragedia, una forma drammatica e non narrativa, ove abbiamo un’azione seria e in sé compiuta attraverso eventi che suscitano pietà e terrore.

Abbiamo un mito che viene narrato; una nota en passant va detto, gli antichi già conoscevano la trama di ciò che stavano per andare a udire, non v’era il concetto della suspense, del “colpo di scena”, tipiche atteggiamenti contemporanei (e del romanticismo), l’uomo greco conosceva gli eventi, la sua attenzione si focalizzava sui dialoghi e sulla resa dell’azione stessa.

A differenza di quanto avviene per Platone, la tragedia per Aristotele non produce un impeto di passioni e sentimenti incontrollati, bensì purifica l’anima, abbiamo cioè la catarsi. Lo spettatore provando un piacere derivato dalla conoscenza dell’azione e dal loro ordine e dal carattere dei personaggi, diventa capace di evitare una totale identificazione con i medesimi, e con i loro eventuali errori. Dunque si andava a teatro per purificarsi, per trovare – potremmo azzardare – la miglior parte di sé.

Agli occhi di Aristotele la poesia è anche superiore alla storia, mentre quest’ultima viene formata da racconti realmente accaduti, la poesia ha come oggetto la verosimiglianza di quello che può accadere, ossia presenta una sequenza ordinata di eventi e consequenziali, non casuale; vedasi in merito anche le azioni dei personaggi che coincidono con il loro proprio carattere, perciò il tutto possiede un valore conoscitivo e una necessità impellente, caratteri che certamente non presenta la storia.

Nelle magistrali parole di Aristotele: «La poesia è qualcosa di più filosofico e di più elevato della storia; la poesia tende piuttosto a rappresentare l’universale, la storia il particolari.» Per concludere, la poesia si mostra – in qualche modo – analoga all’etica, congruente ad essa, in quanto analizza i caratteri e l’agire umano.

Trascrizione di una lezione su Aristotele.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *