scienze diverse, oggetti diversi

Abbiamo scienze che hanno come oggetto il necessario, altre il possibile. Ciò che è necessario certamente è regolare, con scarse eccezioni; differente da ciò che è accidentale ovvero che non avviene sempre nello stesso modo, e se dovesse avvenire sempre non avrebbe di per sé una necessità ontologica.

Quello che ad Aristotele sta a cuore e capire il perché delle cose, e solo conoscendo il perché sia la scienza. Ad esempio: una pietra lanciata, il suo cadere è necessario, ma è accidentale che colpisca qualcuno perché poteva non essere colpito dalla pietra costui; la scienza non si occupa dunque di ciò che fortuito ad esempio dei danni causati dalla caduta delle pietre, Ma si occupa invece del loro accadere (a causa del fatto, secondo i greci, del suo peso).

Per queste ragioni secondo Aristotele non è possibile fare scienza dell’esperienza sensibile, perché l’esperienza sensibile soggettiva, è molteplice, accidentale e varia: il fatto che il miele per me sia dolce non può essere oggetto di scienza. Delle molteplici cose che si riscontrano nel mondo e delle loro qualità, accidentali, in senso stretto, non vi può essere scienza.

Allora il quesito è come è possibile avere scienza delle cose particolari, le cose particolari diventano esempi, esemplificazione, di ciò che è universale.

Aristotele divide le scienze in teoretiche, pratiche e poietiche. Il secondo gruppo, rispetto alla questione della necessità del proprio oggetto di indagine, sono perciò le scienze pratiche e poi etiche. Come abbiamo già detto, esse riguardano ciò che può essere in un modo o nell’altro, e questo è la caratteristica delle azioni, delle azioni morali, della produzione di oggetti, cioè degli oggetti per esempio artistici. Infatti questi eventi possono avvenire o non avvenire, esserci o non esserci.

Per quanto concerne il fine possiamo dividere le azioni, praxis, dalle produzioni, poiesis, perché l’azione è fine a se stessa, ovvero dell’attuazione dell’azione stessa, differentemente la produzione al fine fuori di sé, cioè l’oggetto a sua volta prodotto. Il dominio della produzione è caratterizzato dalla tecnica, techne, che imita la natura oppure la porta a compimento, come nel caso dell’agricoltura o della medicina, cioè attua quelle azioni che da sé la natura non potrebbe terminare.

Trascrizione di una lezione su Aristotele.

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