l’anima secondo Aristotele

Oggi vedremo la concezione di Dio per Aristotele. Dio è una sostanza immutabile ed eterna ed è causa del movimento dell’universo; non si tratta di una visione antropomorfica, dunque non è una persona, né è un ente assolutamente buono, né ama il mondo e con la propria volontà provvede a regolarlo secondo un piano provvidenziale; dunque non si indentifica con le religioni monoteistiche, ma rimane il principio supremo dell’universo.

Secondo Aristotele il principio è l’anima, essa è il principio del movimento, dunque infatti “anima”, “animare”, è ciò che porta vita e Dio sarà quello che è più anima di tutti, dunque sarà pura forma. Dio infatti non è quel sinolo di materia e forma che abbiamo accennato, ma è soltanto pura forma e muove il mondo non secondo una causa materiale, perché non è composto di materia, dunque non ha una causa efficiente (avrebbe così un inizio a ritroso all’infinito), ma, come causa finale: tutti gli esseri dell’universo tendono a Dio in quanto Dio è fine dell’universo, fine in quanto perfezione.

E’ come se Aristotele dicesse che tutti gli esseri tendono alla loro perfezione. L’anima è un oggetto della fisica -ne parla-, (il libro della fisica studia appunto la natura, i principi dell’universo), è concepita come forma incorporea che è però calata nella materia, che insieme alla materia forma il sinolo; è quel che abbiamo accennato che fa sì che un corpo inanimato prenda vita, quindi l’anima è strettamente legata al corpo e non è possibile perciò darsi una vita senza l’anima, un corpo senza anima è morto. Qui dunque Aristotele è anche contro l’immortalità dell’anima, perché essendoci quel sinolo, bisogna che l’anima abbia il corpo. Similitudine di Aristotele: “Se l’occhio fosse un animale, la vista sarebbe la sua anima”. Questo è per capire che l’anima ha delle funzioni, non esistono come in Platone tre anime ma ci sono tre funzioni: funzione vegetativa, sensitiva e intellettiva.

La vegetativa che hanno tutti gli esseri viventi, infatti si nutrono, crescono, si riproducono e muoiono; la sensitiva è quella che ha capacità di provare, di desiderare; quella intellettiva invece appartiene all’uomo, quella di ragionare, di parlare, di dirigere le altre forme di vita per l’appunto. L’anima è la sostanza del corpo con la quale, senza di essa, il suo esistere sarebbe una meno possibilità, ne rappresenta dunque la causa formale, efficiente in qualche modo e finale. Il principio vitale interno, il corpo e l’anima, costituiscono poi qualcosa di inscindibile, appunto un sinolo. Abbiamo visto questa divisione dell’anima, certamente ha una divisione gnoseologica, cioè queste facoltà dell’anima caratterizzano poi diversi aspetti della conoscenza.

Al primo stadio abbiamo una conoscenza sensibile, che deriva dai cinque sensi; al secondo stadio abbiamo l’immaginazione, che produce le immagini delle sensazioni attraverso i sensi. Infine abbiamo la conoscenza intuitiva, intellettiva, le quali trasformano le immagini e recupera le forme intellegibili, ovvero il concetto universale. Dunque io percepisco il tavolo, ne ho un’immagine e ne ho un concetto perché elaboro il materiale. In questo modo possiamo vedere che per Aristotele tutta la conoscenza nasce dai sensi e dunque l’intelletto non produce nulla, non potrebbe produrre nulla senza i sensi, ma la mente dell’uomo non solo riceve informazioni in maniera passiva, ma è attiva, cioè dà forma a queste informazioni che sono labili, confuse e quindi l’immaginazione fornisce.

Trascrizione di una lezione su Aristotele.

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