la logica aristotelica

La logica è un metodo comune a tutte le scienze nello studio dei ragionamenti. I vari tipi di ragionamento sono: induzione/intuizione, dal particolare all’universale e deduzione, dall’universale al particolare. La logica aristotelica è una scienza, che Aristotele, in qualche modo, non considera veramente una scienza, ma una tecnica, uno strumento con cui capire, comprendere e analizzare i vari problemi.

Chiave di volta della scienza aristotelica è il sillogismo. È quel tipo di ragionamento perfetto che partendo da due premesse note e sviluppandole si arriva a conseguenze non note. Ad esempio tutti gli uomini sono mortali (prima premessa o premessa maggiore); Socrate è uomo (seconda premessa o premessa minore); la sintesi/conclusione è dunque che Socrate è mortale. In questo caso “uomo” è il termine medio.

Se le premesse sono vere il sillogismo è corretto e le conclusioni non possono essere false.  Esistono anche i sillogismi non corretti o ragionamenti falsi. Ad esempio “ogni animale vola, l’asino è un animale, dunque l’asino vola”. In questo caso l’errore è nella proposizione “ogni animale vola”.

Il sillogismo molti lo criticarono come forma di sapere non così valida; in quanto esso ci dice niente di più di ciò che in qualche modo già conosciamo. Il sillogismo ha però una validità ontologica e ci permetti di arrivare a delle conclusioni; mentre, il concetto viene inteso come un insieme di elementi comuni.

Secondo Aristotele la verità è formale e coerente. La verità empirica ritiene che la verità è “dire ciò che è”, ma è anche impossibile dire quello che non è. La verità delle premesse coincide per quanto riguarda il sillogismo con il reale.

Un altro principio fondamentale, riguardante la logica, è il principio di identità e non contraddizione. Una cosa non può essere se stessa o altro nello stesso spazio, oppure una cosa non può essere vera o falsa nello stesso momento. Ovvero “A” è uguale ad “A” e non è uguale ad esempio a “B”. Formalizzare un principio del genere apparentemente semplice è ciò che permette la matematica e l’informatica.

Infine un altro principio è quello del terzo escluso, cioè o è “A” o è “B”, se si danno o A o B non c’è un terzo escluso. Questo tipo di ragionamento lo possiamo applicare ovunque, perché una cosa o è giusta o è sbagliata o è bella o è brutta. Il nostro modo di pensare ha sempre a che fare con un dualismo. Ad esempio o  “uno” o “molti”, oppure “divenire” o “essere”, “tempo” o “eternità”; in questi dualismi accennati non c’è un terzo elemento.

Un’altra questione riguardante la logica aristotelica è la dicotomia atto e potenza, una questione metafisica. Atto e potenza sono le categorie della spiegazione del divenire. Ad esempio la potenza è il seme di una pianta, l’atto è l’albero. Cioè il passaggio di un essere a un altro tipo di essere (viene elusa la problematica del nulla). Dunque non c’è un passaggio dal nulla all’essere o dall’essere al nulla, ma c’è un continuo mutamento.

Chiaro è che l’atto precede la potenza dal punto di vista della definizione, perché ciò che è potenza in senso primario è potenza proprio perché può essere in atto. Quindi l’atto precede la potenza sia ontologicamente, sia gnoseologicamente.

Non a caso Dio è atto puro, è solo atto e non potenza, cioè esiste soltanto. Ovvero qualcosa per poter esistere ha bisogno di qualcos’altro che l’ha generato. Dio non potendo essere impotenza, non potendo avere un momento in cui non è, Dio è sempre. 

Questa è la risposta aristotelica ai problemi di Eraclito e di Parmenide. Per quando riguarda Parmenide abbiamo sempre l’essere, perché c’è il passaggio da un essere ad un altro essere. Per quanto riguarda Eraclito, Aristotele si inscrive così in un sistema convincente dal punto di vista razionale e delle proposizioni del concetto stesso di divenire. Possiamo anche aggiungere che la potenza non è l’atto e l’atto non è la potenza, ma in qualche modo tutti e due sono la medesima cosa vista da un punto di vista cronologico diverso. 

Trascrizione di una lezione su Aristotele.

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