l’intellettuale dalla parola irrequieta

Cent’anni fa nasceva Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale dalla parola irrequieta

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 Marzo 1922. Nel 1929 la famiglia si trasferisce definitivamente a Sacile in Friuli, dove sin da giovane si avvicina alla scrittura, affascinato dal territorio e dalla nuova atmosfera abitativa. Nel 1935 frequentò il Ginnasio Liceo Daniel Manin di Verona, esperienza molto formativa dal punto di vista letterale. L’amore per la poesia e la letteratura si unì a quello per la scrittura. Successivamente a Bologna, dove visse sette anni fondò un gruppo di discussione letteraria insieme a suoi amici studenti.

Nel 1940 si iscrive alla facoltà universitaria, dove approfondì altre passioni come la filologia romanza e le arti figurative. A diciassette anni,si innamorò del cinema di Renè Clair e iniziò una sana vita sportiva alternando bici e calcio. In quel periodo instaurò due amicizie letterali celebri, con Roberto Roversi e il cosentino Franco Leonetti. Insieme diedero vita all’idea di fondare una rivista intitolato Eredi. Ma purtroppo per cause organizzative il progetto non decollò. Pasolini proseguì la sua carriera da intellettuale e poeta pubblicando le sue primissime poesie. I primi lavori come Poesie a Casarsa vennero pubblicate nel 1942. Intanto la città di Bologna era un fervido laboratorio culturale. L’università era l’epicentro creativo che attirava il giovane Pasolini. Il maestro Francesco Arcangeli lo incoraggiò a continuare la sua passione di pittore e svolse la sua tesi di laurea con il docente di Storia dell’Arte, Roberto Longhi. Intanto sempre a Bologna nacque la rivista culturale Il Setaccio, di cui divenne vicedirettore.

L’esperienza favorì il suo avvicinamento alle idee antifasciste e gli consentì di maturare un atteggiamento in contrasto alla natura repressiva del fascismo. Nel 1942 con l’arrivo della guerra la famiglia decise di trasferirsi in Friuli. Dove intraprese un rapporto epistolare con amici. La fase fu molto intensa e Pasolini fu coinvolto anche in una serie di turbamenti erotici in passato rigettati. Con la fine della guerra, nel 1946 lavorò al suo primo romanzo autobiografico, rimasto però incompiuto. L’opera si intitolava Quaderni rossi. Un anno dopo iniziò la sua collaborazione con il quotidiano La Libertà di Udine, dove elaborò le sue idee di sinistra, tese ad un comunismo inteso come creatore di una “cultura vera”. Pasolini aderì in maniera chiara e netta al comunismo. Nel triennio 1947- 1950 divenne insegnante di materie letterarie alla media di Valvasone. Ogni mattina giungeva con la sua celebre bicicletta. Nel 1949 Pasolini subì il primo processo per atti osceni e corruzione di minore; fu condannato.

Il poeta fu successivamente escluso anche dal PCI di Udine per “indegnità politica e morale”. In questo periodo di forte transizione subì anche l’etichetta di poeta maledetto. Negli anni 50′ Pasolini si trasferì a Roma insieme alla madre. La donna prese servizio come cameriera per una famiglia della Capitale. Per sbarcare il lunario lavorò come correttore di bozze e collaborò con alcuni giornali cattolici. In questa fase compose una serie di poesie raccolte successivamente nel volume Roma-1950 Diario e ottenne il posto di insegnante di scuole medie a Ciampino. Nel 1954 e 1955 vinse i premi letterari Sette Stelle di Sinalunga e le Quattro Arti di Napoli. Nel frattempo strinse amicizie con Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda e Attilio Bertolucci. Il 1954 è anche l’anno di La meglio gioventù, raccolta di poesie in dialetto friuliano. L’opera vinse l’ambito premio Giosuè Carducci. Sul finire degli anni 60′ si dedicò alla sua prima ed importante opera letteraria intitolata Ragazzi di vita. Il volume approfondiva ed analizzava il tema delicato della prostituzione omosessuale maschile. Pubblicata dall’editore Garzanti subì il grave giudizio e accanimento della critica che gli costò l’esclusione dal Premio Strega e dal Premio Viareggio, ma ottenne un clamoroso successo di pubblico. Il volume fu giudicato dalla Presidenza del Consiglio come “opera di carattere pornografico”. Nel 1956 approfondì il suo impegno per il cinema collaborando alla sceneggiatura del film del regista Mauro Bolognini Marisa la Civetta e con Federico Fellini per Le Notti di Cabiria.

Dichiaratosi un ateo e un anticlericale, Pier Paolo Pasolini si dedicò al suo nuovo progetto letterario concluso successivamente nel 1958 e intitolato Una vita violenta. Lo stesso autore definì il libro molto pericoloso da punto di vista politico. Il destino fu identico a quello di Ragazzi di vita, ma bissò nuovamente il successo di pubblico. Nel 1960, dopo diverse esperienze decise di partire per l’India insieme ad Alberto Moravia ed Elsa Morante. Il viaggio fu occasione per raccogliere materiale per la rubrica del quotidiano Il Giorno che diventerà poi un volume intitolato L’odore dell’India.

L’anno successivo è di nuovo dietro la macchina da presa per il film L’accattone. Primo film italiano ad ottenere il divieto per i minori di 18 anni. Durante gli anni 50′ e 60′ il poeta ricevette ben 24 denunce e querele. Il 1962 è l’anno del romanzo Il sogno di una cosa e delle prime riprese del film Mamma Roma. Nello stesso anno il suo medio-metraggio La ricotta viene accusato di “vilipendio di religione di stato”, la pellicola ricostruzione de La passione di Cristo venne successivamente sequestrata. Tre anni dopo, nel 1965 iniziano le riprese del film Uccellacci e Uccellini incentrato sulla crisi ideologica e politica del PCI. Nella pellicola resteranno memorabili le interpretazioni di Totò e Ninetto Davoli. Nel 1968 lavorò al romanzo Teorema che divenne poi in seguito soggetto per un film, le istituzioni e la censura condannarono il lavoro cinematografico per oscenità.

In questa fase storica e poetica, il poeta ed intellettuale espresse tutta la sua critica aspra nei confronti del mondo borghese bollato come ipocrita e contraddittorio. Gli anni 70′ videro Pasolini protagonista con lavori cinematografici e letterali di assoluto livello. Petrolio il suo romanzo postumo (pubblicato poi nel 1992) e il suo ultimo film da regista Salò o le 120 giornate di Sodoma focalizzavano l’attenzione dello scrittore sui temi dello sfrenato consumismo e della schiavitù che corrompe anima e corpo. Pasolini non risparmiò una durissima critica alla società italiana, sempre più alla deriva, puntando il dito sull’imperante ignoranza e sulla retorica senza freni.

Il 2 Novembre 1975 il cadavere di Pier Paolo Pasolini venne ritrovato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. Il corpo fu selvaggiamente percosso e martoriato dai segni delle ruote della sua stessa auto. Del delitto fu incolpato il diciassettenne Pino Pelosi etichettato come l’amante dello stesso Pasolini. Il paese fu scocco dalla terribile notizia e si divise tra colpevolisti e complottisti. Il giallo divenne un caso nazionale e ancora oggi non è stata fatta luce sulla intera vicenda. La scrittura e il pensiero visionario di Pier Pasolini anticiparono di oltre quarant’anni le tematiche socio-culturali del nostro paese. Le sue analisi di denuncia, cosi estreme e taglienti denotavano tutta la sua preoccupazione per una nazione sempre più abbandonata a se stessa. Le sue riflessioni sulla religione, sui massmedia e sul consumismo risuonano oggi come vere, autentiche, e di gran lunga pionieristiche. Il poeta anticipò nei suoi articoli e nei suoi scritti l’incombente invasione e pervadere della pubblicità, della tecnologia e della tv-spazzatura. Un campanello di allarme lanciato cinquant’anni anni fa e che oggi diventa vitale per analizzare la incontrollata sotto-cultura propinata dai mezzi di comunicazione, Pasolini nel lungo percorso da intellettuale ha saputo incarnare alla perfezione la figura di poeta e scrittore provocatorio, osceno e rivoluzionario, ma allo stesso tempo è stato un faro sulle moltissime ipocrisie, menzogne e contraddizioni di una parte oscura della società italiana.

di Sergio Cimmino,
Proprietà letteraria riservata©

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