trent’anni fa il Trattato di Maastricht

Trent’anni fa il Trattato di Maastricht, l’accordo che definì le basi dell’Unione Europea

Il processo di unificazione politica dei paesi europei iniziò il suo percorso con la Dichiarazione Solenne sull’Unione Europea adottata dal Consiglio Europeo di Stoccarda nel 1983. Un atto che poneva le basi per un integrazione con la CEE e che avrebbe avuto il nome di Unione Europea. Con la riunificazione tedesca e la caduta del Muro di Berlino il presidente francese Francois Mitterrand fu tra i promotori di un accelerazione decisiva tesa ad inserire il nuovo governo tedesco in una visione di Europa integrata.

Il 28 Aprile 1990 il Consiglio Europeo di Dublino rilanciò in maniera formale l’impegno costruttivo della futura U.E. Due mesi dopo, nel giugno del 1990 un secondo Consiglio di Dublino decise di convocare una nuova Conferenza Intergovernativa (CIG), che avrebbe iniziato fattivamente i lavori di unione politica. La Presidenza di turno passò all’Italia tra il luglio e il dicembre 1990. Il 14 Dicembre si aprì il Consiglio Europeo di Roma dove si raggiunsero importanti decisioni in merito al ruolo del Parlamento Europeo sulle tematiche inerenti alla cittadinanza, al principio di sussidiarietà, alla sicurezza e alla giustizia. Nel corso della Conferenza Intergovernativa sull’unione politica furono proposti tanti punti di discussione e spunti di confronto. La Commissione Europea propose che l’Unione si sostituisse alle comunità già esistenti e fosse titolare della politica estera e di sicurezza. Francia e Germania mantennero le loro posizioni federaliste mentre Regno Unito e Paesi Bassi si opposero ad un indebolimento dell’Alleanza Atlantica. La Spagna sottolineò la necessità di favorire le manovre economiche delle piccole nazioni scegliendo una strada più inclusiva che politica.

La presidenza di turno del Lussemburgo insieme al premier Jaques Santer illustrò un progetto di Trattato di compromesso, basato sui “tre pilastri” fondanti della futura unione europea. La Comunità Europea avrebbe dovuto inglobare al suo interno rispettivamente: la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio (CECA), la Comunità Economica Europea (CEE) e infine la Comunità Europea dell’energia atomica (CEEA). Una politica estera e di sicurezza comune (il punto appoggiava maggiormente le idee anglo-olandesi a scapito di quelle franco-tedesche in materia di difesa). Il miglioramento europeo su affari interni e giustizia. La struttura a tre pilastri escluse ogni autonomia federalista in campo difensivo in quanto essa sarebbe stata affidata alle strategie politico-strategiche della NATO. Il 9 Dicembre 1991 si inaugurò lo storico Consiglio Europeo di Maastricht che avrebbe dato le basi al nuovo Trattato Europeo.

Nei primi giorni di discussione furono sciolti i nodi riguardanti l’Unione economica e monetaria. Entro il 1 Gennaio 1999 si sarebbe introdotta la terza tappa del calendario, con l’ingresso della futura moneta unica. A questa processo si oppose in maniera ferma la Gran Bretagna che motivò la presa di posizione sulle future questioni sociali. Venne così creata la clausola opting-out che permetteva alla Gran Bretagna di rimanere all’interno della futura Unione Europea pur senza accogliere le innovazioni che il suo governo avrebbe rigettato. Sul piano della politica estera e di sicurezza comune (PESC) venne accolta favorevolmente la volontà futura di costruire una difesa comune. Parallelamente le decisioni di politica estera sarebbero state discusse con l’unanimità salvo adottare la maggioranza per le “decisioni applicative”. A chiusura dei negoziati il 7 Febbraio 1992 veniva firmata a Maastricht lo storico Trattato sull’Unione Europea, che passerà alla storia come “Trattato di Maastricht”. La stesura comprendeva 252 nuovi articoli, 17 protocolli e 31 dichiarazioni. L’Unione Europea veniva cosi fondata sui “Tre Pilastri” voluti da Santer. La (CE) Comunità Europea sostituì la (CEE) e rimase a carattere prettamente federale mentre la (PESC) rimase intergovernativa. L’Unione si strutturò su un quadro istituzionale unico, con le istituzioni comuni a tutti e tre i pilastri. Da li nacque il Consiglio Europeo come organo di sviluppo politico.

Il Trattato di Maastricht aprì le porte del futuro dell’Unione Europea alla costruzione entro il 1 Gennaio 1999 della Banca Centrale Europea (BCE) e al Sistema Europeo delle banche centrali (SEBC). Entrambi gli istituti avrebbero coordinato la politica monetaria europea unica. Vennero poi stabilite due nuove tappe: le monete nazionali, almeno inizialmente, potevano continuare a circolare liberamente, successivamente si sarebbe dovuta attuare l’eliminazione di quest’ultima con l’ingresso dell’Euro. Per passare allo step successivo ciascun membro dell’UE avrebbe dovuto rispettare cinque parametri di convergenza: rapporto di deficit pubblico e Pil non superiore al 3%, rapporto tra debito pubblico e Pil non superiore al 60%, tasso di inflazione non superiore al 1,5% tasso di interesse a lungo termine non superiore al 2% e permanenza nel Sistema Monetario Europeo negli ultimi due anni.

Il Trattato ampliò la visione politica e sociale di tante nazioni aderenti garantendo nuove competenze comunitarie e di coesione economica. Furono riconosciute come politiche di comunità la protezione dei consumatori e lo sviluppo delle reti trans europee (trasporti, comunicazione ed energia). Fu introdotto il principio di sussidiarietà, secondo il quale se un ente inferiore è capace di svolgere bene il proprio lavoro, l’ente superiore non dovrà in alcun modo intervenire, bensì adoperarsi per una cooperazione sociale e politica. La rivoluzione più importante riguardava l’introduzione della Cittadinanza dell’Unione Europea che sanciva che ogni cittadino è membro dell’UE, se possiede la cittadinanza di uno Stato Membro. A distanza di trent’anni quelle basi e quelle fondamenta costituenti per l’Europa unita, garantiscono le basi della democrazia e dello sviluppo di ogni paese aderente all’UE. Oggi sono 27 gli Stati che costituiscono l’Unione Europea e tra i suoi scopi formalmente dichiarati (art.3 della TUE) vi sono l’incremento del benessere dei suoi cittadini, la creazione di un mercato competitivo a livello mondiale, la valorizzazione dei diritti di libertà, sicurezza e giustizia e la coesione territoriale e sociale tra Stati.

di Sergio Cimmino,
Proprietà letteraria riservata©

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