Nietzsche classista

Come per Hegel e Marx, anche Nietzsche sostiene, in un senso forse (per assurdo) più storico, che le classi siano nate in un certo punto nella storia, divisione che si ripercuote nei nostri giorni; tale divisione sarà riproposta pur dal filosofo italiano Giorgio Colli (per il quale l’umanità si divide in coloro che compiono le azioni senza alcun calcolo razionale e coloro che usano il principio dell’utile, la forma più abietta). Certamente la grandezza di un uomo è commisurata a quanto riesce a non considerare l’essere in base al proprio tornaconto.

Tornando a Nietzsche, secondo lui esistono (soprattutto ciò viene fuori dalla lettura de La Genealogia della morale) gli uomini che «sono», forti, aristocratici, che si fanno portavoce del proprio destino, le stesse nozioni di futuro e passato sono troppo plebee per loro, la loro forza è tale che non si pongono limiti temporali e di fronte alla morte sono capaci persino di sorridere, che accolgono la vita con fermezza, che l’esuberanza di forza gli ha permesso di dominare senza doverlo chiederlo, senza dover imporre la superiorità; essi sono stessi superiori, forti, gagliardi ed eternamente giovane. Il loro simbolo per eccellenza sono i guerrieri antichi dell’epoca arcaica greca oppure gli intellettuali romani o, ancora, i cavalieri militari (come vengono descritte nelle cronache medievali: terribili agli occhi dei contadini, demoni ed angeli insieme).

Gli altri chi sono? Sono i mal riusciti, mal nati, mal fatti; incapaci di vivere se non calunniano gli altri, negando i piaceri della vita, sostenendo che ciò che è potenza è in realtà superbia, che l’esser miti non significa una necessità (una loro costrizione), visto che non sarebbero in grado di combattere (spiritualmente o fisicamente che sia), ma che sia la virtù; la loro virtù è il loro essere, hanno avuto bisogno di un nemico – gli aristocratici non hanno un nemico naturale, gli altri li considerano dei tristi, cattivi poiché incapaci, non veritieri perché non capaci di essere, ne hanno quasi tenerezza. Mentre coloro che vivono nel risentimento, gli abietti, la massa, si è dovuto costruire una morale, una religione per assicurarsi di sopravvivere e non esser distrutto. Gli schiavi, col cristianesimo, hanno sovvertito il mondo, reso i nobili della terra peccatori, i forti colpevoli della loro forza.

Il plebeo come dicono i poeti Teognide e Dante è mentitore, è persino incapace di provare e conoscere l’amore; mentre il guerriero è buono, si pensi all’Arcangelo Gabriele o ad altri santi che impugnano la spada. Il non guerriero è caratterizzato da una stanchezza generale, persino del vivere, è nichilista e ha i nervi esausti causati da troppe eccitazioni e incapace di essere; si è lasciato sconfiggere dagli eventi poiché di natura debole (non si diventa sacerdoti, guerrieri o del popolo, ma già, dalla nascita, lo si è).

Un capitolo a parte certamente lo hanno i sacerdoti, che in principio hanno avuto l’esigenza di essere puri, ovvero di lavarsi, di astenersi da certe donne e certi cibi; successivamente il tutto ha avuto un significato più spirituale; costoro non erano certamente dei guerrieri, ma divennero comunque nobili, nacque così una casta sacerdotale, un’aristocrazia sacerdotale basata su ideali opposti a quella guerriera, ma capace se non di più di dominare le masse e di convertirle al proprio credo. La casta sacerdotale per eccellenza, per Nietzsche, sono gli ebrei che hanno reso i Romani, forse il popolo più aristocratico di tutti, capace di negare e calunniare i propri ideali.

I guerrieri danzano, ballano, sono dionisiaci per eccellenza, un’esuberanza di forza li porta persino a combattere fra di loro ma, poi, come se nulla fosse, poiché non pongono il peso neppure alla storia, a dimenticare, a lasciar perdere; sono beati poiché sconfiggono persino il proprio passato.

Il lettore avrà capito non solo il senso aristocratico di Nietzsche, antidemocratico; ma come questi eventi narrati sono sia storici, poiché in epoche storiche tali classi hanno sopraffatto l’una l’altra, sia eternamente spirituali ovvero avvengono quotidianamente nel nostro vivere. La società moderna, come quelle antiche, si basano sulla divisione in classi, volgarmente se tutti fossero filosofi chi lavorerebbe? Nietzsche sostiene non si può educare e istruire colui che si desidera, nella società, rimanga servo ai nostri servizi e alle nostre comodità.

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