la forza-lavoro come merce in Marx

Lo scambio delle merci non include altra dipendenza oltre lo scambio tra l’acquirente e il venditore, solo se consideriamo il venditore come uomo libero dal proprio prodotto, quindi libero dalla propria forza-lavoro e dalla propria persona. L’uomo, inteso come sia colui che vende che colui che acquista, entra perciò in un rapporto come possessore di merci e, banalmente, di pari diritti. Fondamentale è tener presente che Marx vuole sostanzialmente la realtà come risultato di uguaglianza e disalienazione, smascherando perciò tutta la società borghese che poggia sullo sfruttamento da cui essi traggono vantaggio. Hegel stesso prende il concetto di alienazione come stato positivo e negativo allo stesso tempo, in quanto l’idea stesse esce da sé per potersi successivamente riappropriarsi di sé in modo arricchito, ma tramite la disalienazione il pensiero stesso ritorna in sé come spirito oggettivizzato nella realtà. in Feuerbach, maestro di Marx, il concetto di alienazione prende forma in una concezione puramente negativa, compiendo un significativo mutamento semantico, in quanto la religione stessa compie nell’uomo un processo di alienazione, poiché si sottomette ad una potenza estranea a sé. Perciò ovviamente anche Marx accetta il concetto di alienazione come auto estraniamento e dipendenza, che si rispecchia chiaramente nella situazione socio-economica di metà ‘800 dove il nucleo centrale è la produzione capitalistica basata sull’industria.

L’uomo in questa situazione si aliena nei confronti del proprio prodotto in primis, in quanto impiega tutta la sua forza- lavoro per un prodotto finale nel quale egli stesso si rivede, ma di cui ben presto viene privato da coloro che hanno che detengono i mezzi per farlo. Ed è qua che Marx si sofferma, riportando la realtà e la storia al razionale e quindi all’uguaglianza tra chi compra, in quanto possessori dei mezzi di produzione essenziali per la stessa industria, e chi vende, in quanto produttore della merce anch’essa indispensabile per l’acquirente. Questo ciclo indispensabile si proietta anche nel ciclo di produzione per cui l’uomo è costretto a consumare, giorno dopo giorno, mentre comunque produce: tale processo è alla base per una società basata sull’economia e sulla produzione, basti pensare ai ruggenti anni 20 nel quale pur di creare consumatori di massa in risposta ad una produzione di massa, crearono un irrefrenabile tracollo.

Tornando alla storia, Marx afferma che è evidente che la natura non produce da una parte i possessori di denaro e di mezzi di produzione e dall’altra ‘’semplici possessori della propria forza lavorativa’’, poiché questo rapporto inverso non è il risultato di una storia naturale o di un rapporto sociale, bensì di formazioni ben più antiche. Ma come viene determinato il valore della forza lavoro? Viene ovviamente determinato dal tempo impiegato da cui colui che produce il prodotto finale dedicato alla vendita, ed ovviamente anche dalle volte in cui il pezzo stesso viene riprodotto. Possiamo benissimo vedere come ciò si sia manifestato fino ai giorni d’oggi, con ad esempio la nascita l’haute couture, nata anch’essa nella metà dell’800 e tuttora presente nella nostra vita tramite marchi come Chanel, in cui vengono prodotte esclusivamente due collezioni l’anno e gli abiti devono essere cuciti su misura dell’acquirente. Ovviamente, come afferma Marx, il suo valore èbanalmente ben diverso da un abito di una boutique, creato in una produzione di massa secondo cui il lavoratore ‘’vende se stesso, si trasforma da libero in schiavo, da possessore di merce in merce’’. Il lavoratore deve essere libero, ossia deve poter disporre liberamente della propria capacità di lavoro e non deve aver modo di vendere il proprio prodotto, in quanto si troverebbe costretto a vendere la sua stessa forza-lavoro.

Tenendo presente la formula del capitale, ovvero quella in cui il denaro acquista merce che, una volta venduta, produce denaro maggiore di quello investito, per Marx il fondamento risiede nella prima fase, che viene vista dal punto di vista della produzione. La forza-lavoro, che paradossalmente è la merce stessa nel mercato, è in grado di produrre un valore molto importante, in quanto un ipotetico capitalista estrae da un lavoratore un pluslavoro corrispondente ad un plusvalore, innescando perciò una forma di sfruttamento. Nel testo Marx punta i riflettori verso la società borghese, spiegando come il modo di produzione capitalistico non sia qualcosa di naturale, bensì il risultato di un percorso storico, che può essere ovviamente criticato ed anche rinnovato (da non dimenticare che Marx è un materialista storico, sostenitore di una storia che per progredire ha bisogno di rivoluzioni reali da parte delle classi sociali).

Elaborato stilato dalla studentessa Michela De Angelis, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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