l’ideologia tedesca di Marx

da L’ideologia tedesca

I singoli individui formano una classe solo in quanto debbono condurre una lotta comune contro un’altra classe; per il resto essi stessi si ritrovano l’uno di contro all’altro come nemici, nella concorrenza. D’altra parte la classe acquista a sua volta autonomia di contro agli individui, cosicché questi trovano predestinate le loro condizioni di vita, hanno assegnata dalla classe la loro posizione nella vita e con essa il loro sviluppo personale, e sono sussunti sotto di essa. Questo fenomeno è identico alla sussunzione dei singoli individui sotto la divisione del lavoro e può essere eliminato soltanto mediante il superamento della proprietà privata e del lavoro stesso. Abbiamo già accennato più volte come questa sussunzione degli individui sotto la classe si sviluppi in pari tempo in una sussunzione sotto idee di ogni genere, ecc.

“L’ideologia tedesca”, che comprende il breve estratto preso in esame, è scritta da Karl Marx e Friederich Engels. L’opera è sia una analisi polemica dei pensieri di Hegel e Feuerbach, con i loro punti di forza e le loro criticità, sia una trattazione che prende in esame la società e la storia, gettando le basi per le idee che verranno trattate nel “Manifesto del Partito Comunista” e mettendo sotto severa critica lo Stato moderno in cui gli autori vivono. In particolare, emerge il concetto di scontro fra due fazioni che compongono la società come mezzo di sviluppo, prima ne “L’ideologia tedesca” sotto forma di dialettica fra forze produttive e rapporti di produzione, poi nel “Manifesto del Partito Comunista”, evolvendosi in vera e propria lotta fra proletariato e borghesia, come stadio più recente delle lotte di classi che si sono succedute nella storia. Addirittura, nel “Manifesto”, la stessa concezione di storia è identificata come lotta di classe.

Ad ogni modo, per entrare nel merito del punto centrale trattato nell’estratto, occorre fare una precisazione: per “classe” si intende un gruppo di individui che si riuniscono o vengono accomunati
da caratteristiche o obiettivi comuni; nel caso specifico, si tratta dell’obiettivo comune di una lotta sociale. Marx personalizzerà questa definizione circoscrivendola ulteriormente, definendo una classe in base alla proprietà: individui accomunati dalla proprietà o non proprietà di mezzi di produzione; identifica infatti, nel corso della storia, sempre due classi sociali in contrapposizione.

Nell’estratto si argomenta come nella società in cui vive l’autore il singolo si differenzi dalla classe, dal gruppo di riferimento, e sia un individuo a sé che potrebbe trovarsi in contrasto con gli altri componenti del gruppo, essendo tutti personalità autonome, oppure in concorrenza, come nel caso della classe operaia, tipicamente poveri, che in mancanza di un nemico comune sarebbero potuti arrivare allo scontro per mancanza di cibo sufficiente. Viene esaminata però anche l’altra faccia della medaglia, secondo cui l’individuo corre il rischio di perdere la propria individualità venendo parzialmente “assorbito” dalla classe, che ne indirizza lo stile di vita e ne guida il pensiero. Questa è senz’altro una sfaccettatura della critica che Marx muove allo Stato moderno e alla società, prendendo anche posizione e dichiarandosi contrario all’individualismo, o “atomismo”, che secondo lui è un sintomo del problema maggiore, ovvero la proprietà privata. La posizione che prenderà
contro l’individualismo sarà talmente radicale da sacrificare alcune conquiste della società in cui viveva, come il diritto alla libertà individuale. A questo punto però, è necessario considerare un
aspetto fondamentale: le idee di Marx, solo qualche decennio dopo questi scritti, saranno la base ideologica della Rivoluzione Russa. Il comunismo russo tuttavia, sfocerà come noto in un regime
autocratico estremamente sanguinario, che estremizza l’ideologia marxista di base e porta ad una perdita di alcuni diritti fondamentali, come la libertà individuale, la libertà di pensiero, talvolta
perfino il diritto alla libertà o alla vita (basti pensare ai gulag, i campi di lavoro forzato). Il fenomeno più pervasivo che si ottenne fu però proprio la spersonalizzazione dell’individuo rispetto alla massa, alla “classe”, alla comunità. L’individuo era subordinato alla comunità che aveva già predisposto il suo compito, il suo ruolo, il suo posto e perfino il suo pensiero. D’altro canto, è necessario ribadire che questa fu un’estremizzazione degli ideali di Marx qui trattati. Essi infatti puntavano ad una uguaglianza effettiva tra individui, non solo formale. Per questo motivo, all’atto pratico l’obiettivo principale di Marx voleva essere l’abolizione della proprietà privata, per permettere allo Stato di elevarsi al servizio della comunità e non essere invece strumento della classe borghese per arricchirsi sfruttando il proletariato, alienato a causa del lavoro al servizio, appunto, dei proprietari. Eppure, l’applicazione russa si basava proprio sull’eliminazione della proprietà privata e sulla statalizzazione di tutto ciò che era stato privato, ma risultò fallimentare, trasformandosi in un regime autocratico dove l’uguaglianza che Marx aveva in mente venne meno. È necessario quindi chiedersi: è davvero l’eliminazione della proprietà privata la soluzione? Per tornare al punto di partenza, senza necessariamente prendere posizione, è possibile affermare che né l’individualità né la proprietà privata precludono la possibilità di uguaglianza, specialmente se l’alternativa è la compenetrazione dell’individuo nella comunità tanto da ottenerne la spersonalizzazione.

Riflessione stilata dalla studentessa Federica Filippi, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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