Illusione di un tramonto

Illusione di un tramonto – analisi metrica

Mario Famularo

Per quanto riguarda l’analisi metrica del componimento Illusioni di un Tramonto di Giancarlo Petrella, partiamo dalla prima strofa: 1° 5° 10°
3° 7° 10°
1° 5° 10°
1° 4° 6° 10°
1° 4° 6° 10°
1° 3° 6° 8° 10°
3° 5° 10°
2° 4° 6° 8° 10°

L’endecasillabo canonico l’Autore lo mantiene su otto versi quattro volte; negli altri compie delle progressioni accentuative: nel penultimo verso si sposta prima l’accento dalla 6° sillaba alla 5° mantenendo fisso quello della 3° — poi nell’ultimo alterna dalle 3° e 5° alle 2°, 4° e 6° il che crea un interessante ritmo ondulatorio. Se si nota il passaggio dal terzo al quarto verso si constata l’alternarsi dell’accento di 5° a quelli di 4° e 6°, ciò crea una progressione che dà un ritmo ondulatorio, come quello dell’esametro latino, ma si può benissimo andare oltre, e considerarlo come una visione più moderna della metrica. Il discorso che l’Autore sostiene nella Prefazione riguardante i quaternari può essere così svolto: il verso 3° 7° 10° possiamo leggerlo come “a un violì 3° no || le virgì 3° ne || e dormie 3° nti” tre quaternari di fila, o se si preferisce, un trimetro di tre peoni terzi; se poniamo a leggerli con i piedi è tutto legittimo e inoltre, il fatto che l’Autore alterni endecasillabi canonici ad endecasillabi non canonici, crea modulazioni. Va precisato che non si tratta di un’operazione inconsapevole, come potrebbe essere stato per i duecenteschi e i trecenteschi (questa è la differenza essenziale da un punto di vista metrico con loro): l’Autore conosce il canone e se ne discosta consapevolmente e parzialmente.
Analizziamo gli accenti della seconda strofa:1° 5° 8° 10°
4° 7° 10°
1° 5° 7° 10°
2° 4° 8° 10°
4° 7° 10°
3° 6° 10°
4° 7° 10°
5° 8° 10°
quanto detto è confermato; ovvero sono evidenti le alternanze accentuative, le progressioni (vedasi come si modulano le posizioni, ad esempio: 5-4-5-4-4-3-4-5, o 8-7-7-8-7-6-7-8).
Quindi non si può concepire il tutto come “operazione strampalata”, pericolo che l’Autore ha evocato, ma come un modo per impiegare l’endecasillabo canonico con particolare modulazioni del ritmo, come avviene per analogia nell’esametro latino.

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