Nietzsche e il nazismo

Per quanto sia interpretato e considerato come il precursore del nazionalsocialismo, Nietzsche non affronta e non vede nascere l’ascesa del nazismo stesso in Germania. Questo suo essere immesso come radice del nazismo deriva dal fatto che compie una premonizione tale da poter essere affiancata all’ideologia del nazismo e queste parole sono:

Dall’Ecce Homo

Conosco la mia sorte. Un giorno sarà legato al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme – una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono dinamite.

Tuttavia, pur essendoci studi e ricerche su questa citazione alquanto misinterpretabile, altre fonti posso ritenere il filosofo come possibile avviatore e promotore del nazismo. Uno di questi è il suo dividere in classi la società: nella genealogia della morale egli fa un distinguo con uomini forti e uomini deboli ponendo in risalto la sua personalità da classista. Il suo classismo, però, deriva da un’analisi storica nella quale afferma che gli aristocratici sono gli uomini forti che non si danno dei limiti temporali e umani, alle volte ridendo e sorridendo anche davanti alla morte, sono quegli uomini che non si fermano davanti ai limiti della metafisica, della religione e della ragione che li rendono schiavi per cercare di andare oltre, appunto, ai propri limiti e agli occhi della “plebe” vengono visti come terribili e temibili.

A questi si oppongono gli uomini deboli che per vivere hanno bisogno di un nemico da abbattere a differenza degli aristocratici, un nemico da diffamare e calunniare; negano i piaceri della vita, andando ad affermare che la potenza (e quindi la propria libertà di spirito e affermazione) non sia alto che un atto di superbia e che il loro essere è in realtà una vera virtù; la virtù negli uomini di essere fa sì che essi abbiano una morale ed una religione capace di farli sopravvivere e non esser distrutti dal non elevarsi: gli schiavi, con il cristianesimo, si sono elevati e la condizione di potenza fisica o temporale è stata distrutta e inasprita col passare del tempo, annichilendo le proprie forze individuali utili per un innalzamento stesso dell’individuo e alimentando la sua incapacità d’essere e del vivere di fronte alle troppe eccitazioni.

Inoltre, all’interno dello scritto, egli afferma che l’aristocrazia sacerdotale (uomini forti che si sono saputi distinguere da un punto di vista spirituale) per eccellenza siano gli ebrei – da qui, quindi, è intuibile il suo non essere antisemita – dato che hanno reso i Romani, uno tra i popoli più aristocratici di tutti, capace di negare e calunniare persino i propri ideali (come quelli della pietas). Colui il quale viene idolatrato come figura da Nietzsche è quindi il nobile con tratti dionisiaci e stoici, capace di affrontare e abbattere persino il proprio passato, opposto alla figura di colui che non può esser istruito o educato poiché le sue doti sono inclini ad essere serve dei servizi e delle comodità.

In questa forza dell’individuo, del super-uomo che con la volontà di potenza abbatte il nichilismo, egli non esalta la forza collettiva e, anzi, critica ampiamente il socialismo che pone la massa al di sopra dei singoli attenuando la potenza dell’individuo e della sua volontà di potenza: con ciò egli però, conseguendo la teoria Darwinista, non vuole andare a dare priorità alle disuguaglianze sociali come si effettua nel nazismo, bensì per  far esprimere al meglio ai “più forti” le loro potenzialità senza che essi vengano schiacciati dalle catene dell’egualitarismo, fonte di decadenza e mollezza, inverso alla meritocrazia, che egli elogia e pone come fonte di giusta ricompensa per l’espressione della propria prontezza e volontà di potenza. In sintesi, sebbene le idee diffuse dagli scritti del filosofo siano facilmente interpretabili, non hanno nessuna caratteristica di antisemitismo e di nazionalsocialismo, ma solo concetti che possono essere usufruibili per un ampio uso di propaganda grazie alla misinterpretazione.

Riflessione stilata dallo studente Patrizio Feola, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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