Avicenna, uno sguardo d’insieme

Quasi contemporaneamente alla rinascita carolingia cominciò tra gli Arabi un periodo di cultura che durò tre secoli, e che permise la formazione di una filosofia araba, che venne ad incontrarsi con la filosofia scolastica dell’Occidente. La scolastica è un movimento filosofico medievale, in cui gli insegnanti proponevano un tema agli alunni e dopo un dibattito, il docente esprimeva la sua opinione sulla questione. Ci offriva l’insegnamento (quaestio). La fama degli insegnanti dipendeva dalla partecipazione alle loro lezioni.

Nella filosofia araba si distinguono due tendenze, quella neoplatonica, che ha come esponente Avicenna e quella aristotelica, con esponente Averroè; ma il neoplatonismo, prima di Avicenna, ebbe altri notevoli rappresentati, tra i quali ricordiamo Al Kindi e Al Farabi.
Abu Ali Ibn-Sina (980-1037), che gli scolastici latini chiamano con il nome di Avicenna fu un noto filosofo persiano e fu famoso anche come medico.
Avicenna è uno dei più grandi filosofi arabi ed è una delle figure più affascinanti del pensiero medievale per la vastità del suo sapere e per l’originalità delle sue dottrine. La sua opera di maggior rilievo fu il Canone di medicina (al-Qanbun fi –tibb, titolo originale), elaborato intorno all’anno 1025, nel quale presentava le dottrine di Ippocrate e Galeno, ordinate in modo sistematico. Quest’opera però non va intesa come rivoluzionaria: infatti era un insieme di teorie ben lontane dalle conoscenze relative all’esperienza, piena di dogmatismi; comunque rappresenterà un vero e proprio punto di riferimento per l’insegnamento della medicina nel mondo di lingua araba, tanto che divenne la “Bibbia” della medicina ovvero il manuale medico più seguito fino al 1700.

Era così in uso nel Medioevo e nel Rinascimento tanto che Paracelso, medico, alchimista e astrologo svizzero, per sottolineare la sua distanza dalla tradizione medica gli diede fuoco pubblicamente tra gli applausi degli studenti di medicina sulla piazza di Basilea, il 24 giugno del 1527, bollando Avicenna come ignorante in materia medica.
Nel suo libro, Avicenna non si limitò alla descrizione dei sintomi ma comprese anche la classificazione delle malattie e delle possibili cause, propose nuove medicazioni e approfondì l’incidenza delle condizioni igieniche sulla guarigione delle ferite.
Il suo trattato principale è il Libro della guarigione, diviso in quattro parti: logica, matematica, fisica e metafisica. Perciò affronta argomenti su ciò che è materiale e immateriale. Furono poi tradotte nel mondo cristiano-occidentale la Logica, la Fisica e la Metafisica. Avicenna non si concentrò solo sulla medicina: scrisse trattati specifici su singoli argomenti, tra i più vari; inoltre studiò meccanica e ingegneria descrivendo e illustrando il principio di funzionamento di argani, molinelli, cunei, leve e carrucole. La sua influenza diede luogo ad una corrente chiamata avicennismo.
Avicenna è famoso per il principio che caratterizzò la filosofia araba nel suo insieme: ossia l’affermazione della necessità dell’essere, racchiuso all’interno del libro Metafisica. Questo pensiero è visto sia sul piano ontologico che su quello gnoseologico. Afferma che tutto ciò che è o accade, è o accade necessariamente e non potrebbe essere o accadere in modo diverso. Ma questo che cosa vuol dire?

Avicenna scrive:

Se una cosa non è necessaria in rapporto a se stessa, bisogna che sia possibile in rapporto a se stessa, ma necessaria in rapporto a una cosa diversa.

Secondo Avicenna, l’essere necessario in rapporto a se stesso è Dio. L’essere che è possibile in rapporto a se stesso, ma necessario rispetto all’altro, cioè rispetto a Dio, è la natura. Inoltre se una cosa è possibile è anche necessaria ad una cosa diversa, dal punto di vista di un’altra cosa. Colui che ha una visione necessaria di tutte le cose è Dio. Infatti c’è un determinismo, una sorta di Moira, che governa tutte le cose.
Così a causa del determinismo, l’uomo è destinato a fare qualcosa perché c’è un ente necessario che ha già stabilito tutto. Di conseguenza se c’è determinismo c’è meno libertà.
Un concetto affrontato durante quel periodo era la creazione. Avicenna collega libertà e creazione. Va contro la visione canonica che vede Dio necessariamente libero e sostiene che la creazione è un atto necessario di Dio. Le cose che avvengono sono dunque determinate.
Le cose naturali, poiché esistono, accadono necessariamente, ossia sono necessarie, dato che derivano necessariamente da Dio, ebbene è necessaria la creazione. Questa tesi mette Avicenna in rottura con l’ortodossia islamica, per la quale la creazione è un atto libero di Dio. Per Avicenna invece Dio che è il Bene assoluto, non può irraggiarsi attorno a Sé, creando altri esseri finiti. Ne segue che Dio crea ab aeterno, e dunque che il mondo finito è eterno esso stesso.
Inoltre Avicenna formulò la dottrina dell’intelletto immortale, attività che muove senza essere mossa. L’intelletto può essere attivo nel caso di Dio che è Creatore e che non ha bisogno del corpo per funzionare, e potenziale o materiale, nel caso dell’uomo, che ha bisogno del corpo per funzionare perché opera mediante immagini che derivano dalla sensibilità. L’intelletto umano riceve da quello divino i principi di ragionamento. L’uomo è fatto di materia e ha capacità di deduzione e pensiero e l’intelletto è vincolato alla materia.
Lo stesso Avicenna affermava che l’anima dell’uomo al momento della morte ritorna all’intelletto universale, ad una “luce divina”, un principio che viene e deriva da Dio. In questo caso si parla di intelletto possibile. L’intelletto possibile e l’attività potenziale sono mortali, mentre la potenza assoluta che rimanda all’intelletto attivo è immortale. L’intelletto possibile muore con il corpo ma l’anima no. L’anima è capace in potenza ma non in atto, come invece è in Dio.

Compendio stilato dalle studentesse Silvia Morganti Flavia Salta, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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