Epicuro e l’amicizia

Epicuro che segue di pochi anni Aristotele, riprenderà in buona parte il suo pensiero e anche per lui l’amicizia assume un ruolo significativo tra gli individui, per il conseguimento di una vita felice.

Talmente considera questo sentimento importante, che lo descrive con accenti poetici; come ad esempio in questa sua bellissima frase:

L’amicizia percorre danzando la terra, recando a noi tutti l’appello di aprire gli occhi sulla felicità

Ecco, in momento in cui la società, dopo 60 anni dalla morte di Socrate, ha perso degli ideali come la libertà e il senso di appartenenza, prevale un pensiero più intimista, più profondo. Per Epicuro ormai l’uomo non si identifica più con il cittadino e la politica è «un inutile affanno»; l’uomo dovrà invece essere contento del vivere appartato e l’amicizia potrà sostituire, in un certo modo, i rapporti sociali. Epicuro ravvisa infatti nell’amicizia un grande bene, ossia, dal suo punto di vista materialistico, è una causa di massimo piacere e felicità. Questo sentimento si realizza pienamente soltanto in una piccola cerchia al riparo dalle tempeste della vita: infatti il “ Kepos”, il “Giardino” di Epicuro era un luogo in cui l’amicizia era centrale.

È importante sottolineare che l’amicizia è l’unico sentimento coerente con le dottrine epicuree: l’impegno politico va evitato, le passioni anche (in quanto piacere dinamico); di esse fa parte ovviamente anche l’eros (la passione), classificato addirittura tra i “piaceri non naturali e non necessari”. Tutti i piaceri di questa categoria sono alla lunga nocivi, perché essi sono destinati, prima o poi, a trasformarsi in dolore.

Riassunto stilato dallo studente Emanuele Bramante, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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