l’amicizia secondo Aristotele

Il bene come concetto generale, il bene per l’essere umano, il coraggio, la felicità, il dovere, il fine ultimo e l’amicizia sono temi fondamentali e oggetto di riflessione di una delle opere chiave del pensiero occidentale: l’ “Etica Nicomachea” scritta da Aristotele dal 385 a. C. al 323 a. C..

Quest’ultima raccoglie le lezioni tenute dal grande filosofo greco durante la sua vita e appunti che vennero pubblicati dopo la morte dell’autore probabilmente dal figlio Nicomaco, a cui sono dedicati. Per Aristotele l’amicizia (dal greco philìa) è una virtù o, quanto meno, è collegata alla virtù ed è fondamentale per gli esseri umani, tant’è che egli ci dice che “Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni”. L’amicizia è quindi indispensabile per l’uomo e non è necessaria solamente per dare un senso alla vita (sia per il ricco che per il povero) bensì è anche una cosa bella (kalòs). Aristotele, nelle sue opere, ha sempre attribuito un valore speciale all’amicizia, egli la riteneva infatti una risorsa preziosa e un incentivo per una vita felice. Specificò, inoltre, che durante la nostra vita possiamo trovare tre tipi di amicizia, tre tipi di legami di cui solo uno può raggiungere una forma superiore, un legame eccezionale lontano dall’interesse e dalla semplice casualità. Per Aristotele l’amicizia è uno scambio in cui imparare a ricevere e offrire, ma lungi dall’essere concepito come un sistema di “pagamento”, dobbiamo ricordare che “non è nobile essere ansioso di ricevere favori, perché solo gli sfortunati hanno bisogno di benefattori, e l’amicizia è soprattutto libertà. Lo stato più virtuoso dell’essere”.

Aristotele distingue dunque tre tipologie di amicizia. L’amicizia fondata sull’utile, l’amicizia fondata sul piacere e l’amicizia fondata sul bene. L’amicizia di utilità è, come suggerisce la parola,  un’amicizia di interesse dove c’è interesse a stare insieme per un obiettivo che può essere comune oppure di uno solo dei due. Di solito si dice nel gergo comune, che quella è un’amicizia “interessata” ossia che c’è utilità nell’essere amici; questo tipo di amicizia è un’amicizia poco salda, facile a rompersi una volta che l’interesse svanisce. Secondo Aristotele, questa tipologia di amicizia è destinata alle persone anziane che hanno bisogno di amicizie per sopravvivere; mentre invece, la seconda amicizia, quella del piacere, è più tipica dei giovani ma anche in questo caso è un’amicizia volubile, che può rompersi facilmente. In questo caso non c’è un’utilità, ma un piacere condiviso tra le parti che però può improvvisamente svanire con l’età oppure modificarsi nel tempo. Basti pensare, facendo un esempio pratico, alle nostre esperienze, in base anche all’età che abbiamo e pensare alle amicizie con le quali si condividono dei piaceri che possono essere uno sport, un’attività ludica, una passione. Inevitabilmente dopo qualche anno lo sport che si praticava non si farà più e magari molte di quelle amicizie strette in quel contesto andranno del tutto perse. Ecco, possiamo definire queste come le tipiche “amicizie del piacere”. Inoltre secondo Aristotele proprio per le caratteristiche appena esposte, è più facile che si creino dissidi tra persone unite dal legame di utilità rispetto a quelle che condividono quella del piacere.

In aggiunta a questo i giovani sono anche spinti dalle amicizie amorose per cui, come dice Aristotele “amano e cessano di amare con rapidità, mutando più volte nel medesimo giorno”. C’è poi un altro genere di amicizia, quella basata sulla superiorità, come ad esempio quella tra la persona anziana nei confronti di quella più giovane, e di ogni specie di governante per il sottoposto.

D’altra parte per quanto concerne l’amicizia di virtù, essa è una vera e propria Amicizia, un legame che dura nel tempo, a volte molto lenta nella sua costruzione, come ci dice Aristotele infatti si tratta di un’amicizia che esiste tra persone buone che amano gli altri, ma soprattutto che è stabile perché è fondata sul bene reciproco, sulla condivisione; ovviamente è possibile affermare che questa amicizia sia rara in quanto pochi sono i “buoni”, ossia coloro che amano gli altri a prescindere da un secondo fine o da una passione.

Giunti a questo punto è doveroso ricordare che, secondo il filosofo, ci sono delle condizioni ben precise da seguire per la creazione di un’amicizia:

1. In primis le persone devono essere uguali per poter creare un’amicizia di virtù. Secondo Aristotele l’amicizia è una fonte di concordia che per funzionare, presuppone una sostanziale uguaglianza tra persone, tra i quali, se c’è troppa distanza per intelligenza o virtù, non è possibile una proficua intesa.

2. In seguito Aristotele, dopo aver osservato che le persone scontrose non sono inclini all’amicizia, ci dice che nessuno ama trascorrere le proprie giornate in compagnia di un individuo poco piacevole, in quanto la stessa natura “manifesta di tendere a ciò che è piacevole”.

Non Confondere in Aristotele l’amicizia con l’amore: non si deve confondere l’amicizia con l’amore che è un sentimento (pathos) che nasce da uno stimolo esterno. Il rapporto di amicizia è un sentimento durevole e interiore che genera un comportamento amichevole abituale. L’amore nasce dal desiderio, dall’eccitazione, a loro volta provocati dalla vista del bello e dal piacere che ne consegue; mentre nell’amicizia questi sentimenti sono esclusi.

La caratteristica principale per la creazione di una vera amicizia, conosciamola attraverso queste parole di Aristotele:

E’ senz’altro bene non cercare di avere il maggior numero possibile di amici, ma tanti quanti sono sufficienti a vivere in intimità, giacché tutti ammettono che non è neppure possibile essere intensamente amico di molti. Per questo motivo non è neppure possibile essere innamorato di molti: l’amore vuol essere infatti una sorta di eccesso d’amicizia, e questo è verso una sola persona. Pertanto anche l’essere intensamente amici sarà verso poche persone. Coloro che hanno molti amici e che si legano intimamente con tutti quelli che capitano, è comunemente riconosciuto che non sono amici di nessuno”. Con queste sue parole puntualizza che soltanto coloro i quali vivono in intimità di rapporti possono esercitare effettivamente l’amicizia dal momento che, se l’assenza diventa troppo lunga, “Tutti riconoscono che essa produce l’oblio.

Compendio stilato dallo studente Emanuele Bramante, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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