le sostanze di Aristotele

La sostanza è ciò di cui è fatto l’essere che è inteso come individuo concreto ossia il questo e il qui (una persona, un animale, una cosa). La definizione sopra riportata viene associata da Aristotele alle sostanze prime perché esistono in modo autonomo e fungono sempre e soltanto da soggetti anche da un punto di vista grammaticale. Queste sostanze possono essere analizzate sia da un ambito ontologico ossia i soggetti reali; che da uno logico cioè i soggetti logici. La sostanza, il soggetto reale è l’individuo concreto che possiede diverse proprietà che a loro volta sono le categorie e che sono il soggetto logico ossia i modi nei quali si predica l’essere. Le sostanze seconde derivano dalle sostanze prime, come ad esempio la specie umana, e non possono esistere indipendentemente dagli individui concreti. Dunque esiste l’uomo singolo ,non l’umanità e ciò costituisce una grande differenza rispetto al pensiero di Platone.

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la fisica di Aristotele

Lo studio del mondo fisico per Aristotele rientra nelle scienze teoretiche. Esse rappresentano la conoscenza assoluta verso la quale gli uomini aspirano. La fisica riguarda quel mondo che Platone considerava inferiore e che viene rivalutato da Aristotele. La fisica per Aristotele è, infatti, una delle scienze più importanti e per tale ragione Aristotele può essere considerato uno scienziato.

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la forza-lavoro come merce in Marx

Lo scambio delle merci non include altra dipendenza oltre lo scambio tra l’acquirente e il venditore, solo se consideriamo il venditore come uomo libero dal proprio prodotto, quindi libero dalla propria forza-lavoro e dalla propria persona. L’uomo, inteso come sia colui che vende che colui che acquista, entra perciò in un rapporto come possessore di merci e, banalmente, di pari diritti. Fondamentale è tener presente che Marx vuole sostanzialmente la realtà come risultato di uguaglianza e disalienazione, smascherando perciò tutta la società borghese che poggia sullo sfruttamento da cui essi traggono vantaggio. Hegel stesso prende il concetto di alienazione come stato positivo e negativo allo stesso tempo, in quanto l’idea stesse esce da sé per potersi successivamente riappropriarsi di sé in modo arricchito, ma tramite la disalienazione il pensiero stesso ritorna in sé come spirito oggettivizzato nella realtà. in Feuerbach, maestro di Marx, il concetto di alienazione prende forma in una concezione puramente negativa, compiendo un significativo mutamento semantico, in quanto la religione stessa compie nell’uomo un processo di alienazione, poiché si sottomette ad una potenza estranea a sé. Perciò ovviamente anche Marx accetta il concetto di alienazione come auto estraniamento e dipendenza, che si rispecchia chiaramente nella situazione socio-economica di metà ‘800 dove il nucleo centrale è la produzione capitalistica basata sull’industria.

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la logica aristotelica

La logica è un metodo comune a tutte le scienze nello studio dei ragionamenti. I vari tipi di ragionamento sono: induzione/intuizione, dal particolare all’universale e deduzione, dall’universale al particolare. La logica aristotelica è una scienza, che Aristotele, in qualche modo, non considera veramente una scienza, ma una tecnica, uno strumento con cui capire, comprendere e analizzare i vari problemi.

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la ricerca del sapere, Aristotele

L’uomo condivide con gli animali la sensazione, fra i diversi tipi di sensazioni quelle più importanti sono certamente l’udito e la vista; e tramite questi che apprendiamo maggiormente. Qui abbiamo ancora quella traccia di importanza dell’oralità, del primato dell’oralità sulla scrittura. Aristotele è il primo che concepisce che diversi tipi di scienze esistono perché esistono diversi tipi di oggetti. La singola sensazione riguarda il singolo oggetto o evento definito nello spazio e tempo; ciò che si percepisce e quello del qui ora. Tutto ciò nel linguaggio aristotelico si traduce sostenendo che la sensazione concerne il che, non ancora il perché.

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Hegel, il rivoluzionario

Per quanto concerne l’elemento etico, l’individuo non può e non deve vivere da sé come un atomo, ma deve prendersi cura di sé e degli altri; come in Spinoza, in Hegel nessun ente e a sé. Così, mentre il desiderio è la prima manifestazione di un riconoscimento, poiché l’individuo vuole fra le prime cose essere riconosciuto quale individuo (dialettica servo-padrone), questo desiderio di essere riconosciuto deve avere un limite; il desiderio illimitato del capitalismo è ciò di più anti-hegeliano che ci sia. L’economia è uno strumento della società che risponde ai bisogni, ma non può venir “lasciata libera”, deve essere organizzata, tutelata dallo Stato (il tuo desiderio finisce laddove inizia quello dell’altro). Lo Stato deve garantire il benessere sociale, proprio per il tramite dell’economia; il benessere di tutti o della maggior parte.

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l’intellettuale dalla parola irrequieta

Cent’anni fa nasceva Pier Paolo Pasolini, l’intellettuale dalla parola irrequieta

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 Marzo 1922. Nel 1929 la famiglia si trasferisce definitivamente a Sacile in Friuli, dove sin da giovane si avvicina alla scrittura, affascinato dal territorio e dalla nuova atmosfera abitativa. Nel 1935 frequentò il Ginnasio Liceo Daniel Manin di Verona, esperienza molto formativa dal punto di vista letterale. L’amore per la poesia e la letteratura si unì a quello per la scrittura. Successivamente a Bologna, dove visse sette anni fondò un gruppo di discussione letteraria insieme a suoi amici studenti.

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la dottrina dell’amore e della bellezza, Platone

Per comprendere al meglio la visione dell’amore di Platone, è necessario prendere in considerazione prima di tutto la concezione che lui stesso ha dell’uomo: un essere diviso a metà tra anima e corpo, tra aspirazione verso il mondo delle idee e tendenza a cedere alle tentazioni del mondo materiale.

Platone, riprendendo ciò che era stato detto da Socrate, definisce l’amore una follia, ma va avanti nell’analisi, sostenendo che non sempre la follia è un male. L’amore diventa infatti una follia divina, fonte di bene per gli esseri umani. La bellezza di cui ci si innamora non è altro che la rivelazione dell’armonia divina, la quale «riaccende» nell’uomo il ricordo della Bellezza Ideale che l’anima sensibile aveva contemplato prima di incarnarsi. È mediante la contemplazione della bellezza che ci si avvicina all’intelligenza stessa. Infatti l’uomo, grazie alla reincarnazione, vita dopo vita, impara a non lasciarsi ingannare dalla bellezza estetica, ma cerca qualcosa in più, fino a giungere anche alla bellezza del divino stesso.

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la giustizia secondo Platone 

​I temi fondamentali di alcuni dialoghi di Platone si trovano riassunti nella sua massima opera, la Repubblica, che li ordina e li connette intorno al motivo centrale di una comunità perfetta, nella quale il singolo trova la perfetta formazione. Nella Repubblica il dialogo è dedicato al tema della giustizia. Essa si apre con le considerazioni di Cefalo, il padre di Lisia, sulla vecchiaia e si chiude con il mito di Er sul destino delle anime dopo la morte: i problemi esistenziali dell’individuo trovano la loro soluzione nella giustizia della città. L’individuo è in piccolo quel che la città è in grande ed è un elemento della città.

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