la dialettica hegeliana

Hegel considera il negativo come il motore della storia – in maniera analoga, nelle vite individuali, le esperienze negative generano riflessione; – le guerre “alimentano” i popoli e le nazioni, causando il male del mondo e costringendo l’uomo a prendere coscienza delle proprie azioni. Laddove si trova la negazione esiste una divisione, se vi sono più elementi, o un’auto-differenziazione, se vi è un elemento unico: l’io si auto-differenzia da sé, momento negativo, comprendendo di non essere il “tu”; in questa negazione esiste sicuramente una relazione, il “noi”, che toglie-conserva (Aufheben) l’io e il “tu” portandoli a una visione più ampia. Nel lessico hegeliano, il noi è più concreto del tuio che sono astratti.

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trent’anni fa il Trattato di Maastricht

Trent’anni fa il Trattato di Maastricht, l’accordo che definì le basi dell’Unione Europea

Il processo di unificazione politica dei paesi europei iniziò il suo percorso con la Dichiarazione Solenne sull’Unione Europea adottata dal Consiglio Europeo di Stoccarda nel 1983. Un atto che poneva le basi per un integrazione con la CEE e che avrebbe avuto il nome di Unione Europea. Con la riunificazione tedesca e la caduta del Muro di Berlino il presidente francese Francois Mitterrand fu tra i promotori di un accelerazione decisiva tesa ad inserire il nuovo governo tedesco in una visione di Europa integrata.

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il male radicale di Kant, considerazioni

Da La religione entro i limiti della sola ragione

La frase: l’uomo è cattivo, non può, dopo ciò che precede, voler dire altra cosa che questo: l’uomo è consapevole della legge morale, ed ha tuttavia adottato per massima di allontanarsi (occasionalmente) da questa legge. La frase: l’uomo è cattivo per natura significa solo che tale qualità viene riferita all’uomo, considerato nella sua specie: non nel senso che la cattiveria possa essere dedotta dal concetto della specie umana (dal concetto d’uomo in generale, poiché allora sarebbe necessaria); ma nel senso che, secondo quel che di lui si sa per esperienza, l’uomo non può essere giudicato diversamente, o, in altre parole, che si può presupporre la tendenza al male come soggettivamente necessaria in ogni uomo, anche nel migliore. Ora, questa tendenza bisogna considerarla essa stessa come moralmente cattiva, e perciò non come una disposizione naturale, ma come qualche cosa che possa essere imputato all’uomo, e bisogna quindi che essa consista in massime dell’arbitrio contrarie alla legge. Ma, d’altronde, queste massime, in ragione appunto della libertà, bisogna che siano ritenute in se stesse contingenti, cosa che, a sua volta, non può accordarsi con l’universalità di questo male se il fondamento supremo soggettivo di tutte le massime non è, in un modo qualsiasi, connaturato con la stessa umanità e quasi radicato in essa. Ammesso tutto ciò, potremo allora chiamare questa tendenza una tendenza naturale al male, e, poiché bisogna pur sempre che essa sia colpevole per se stessa, potremo chiamarla un male radicale, innato nella natura umana (pur essendo, ciò non di meno, prodotto a noi da noi stessi). Che una tale tendenza depravata sia di necessità radicata nell’uomo, possiamo risparmiarci di dimostrarlo formalmente, data la quantità di esempi palpitanti che, nei fatti degli uomini, l’esperienza ci pone sotto gli occhi.
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alcune figure de “la Fenomenologia dello Spirito”

La Fenomenologia dello Spirito, ovvero la Scienza dell’esperienza della coscienza, è stata pubblicata nel 1807 a Jena; ma prima di affrontare le profonde dinamiche ivi inserite, alcune premesse sono doverose, soprattutto in ambito linguistico. Per prima cosa col termine scienza si intende discorso organico, in cui ogni aspetto precede o segue il successivo come se fosse per l’appunto un organismo (seme, pianta, fiore, frutto etc.). Con il termine Spirito (Geist), si intende tutto ciò che non è naturale, che si erge differenziandosi dalla natura; il diritto, l’economia, le scienze, la letteratura etc. ovvero tutto ciò che ha a che fare con l’uomo in quanto uomo.

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la natura umana secondo Kant

Con natura dell’uomo Kant intende il fondamento soggettivo dell’uso della libertà umana, che prescinde dai sensi, ma è anche allo stesso tempo un atto di libertà in sé, sennò non si potrebbe spiegare il comportamento moralmente buono o malvagio del singolo individuo. La ragione del male dipende non da un istinto naturale, ma da una regola che l’uomo dà a sé stesso, affinché possa esercitare la sua libertà. La legge morale è un imperativo categorico che l’uomo comanda a sé; gli imperativi categorici sono le leggi morali valide universalmente, non per il loro contenuto, ma per la loro forma di legge. Un imperativo categorico deve poter essere reso universale secondo le varie formulazioni, tra cui quella che afferma di agire in modo che la massima della propria azione soggettiva possa diventare legge universale oggettiva della natura.

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la Critica del giudizio

Per l’«ottimista» Kant c’è una legge morale con valore universale e tale legge è un fatto della ragione, legge non ricavata dall’esperienza poiché universale; è razionale in quanto deve valere per ogni essere umano senziente o meglio ancora per ogni essere razionale (ed è razionale, la legge, anche perché conosciuta per il mezzo della ragione); la legge morale impone un dovere morale, non una necessità di natura. Essa consiste in un imperativo (cioè coincide con una necessità oggettiva dell’azione) ed è incondizionata; perciò si ha l’autonomia della ragione (la morale non deve sottostare a fini, empirici, particolari quali il benessere, la ricchezza, la cultura etc.). L’uomo è destinato al miglioramento; perciò abbiamo definito Kant, come certamente lo sarà Hegel, ottimista (ovviamente volendo semplificare); scrive infatti Tassi, in merito a Kant: l’umanità è chiamata a muoversi in direzione della propria perfezione, e la perfezione coincide con l’universalità della norma etica. La tensione etica porta l’uomo, nel singolo e nella collettività, al compito di un’umanità che si disponga a una vita secondo ragione; sussiste perciò una provvidenza della natura, un termine in cui ogni uomo sarà trattato rispetto e in modo conforme alla propria dignità.

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Etica e Religione in Kant

In questo modestissimo riassunto, per studenti liceali, sottolineo, ho cercato di sintetizzare uno dei temi più importanti di Kant, forse il più importante, la questione etica; perciò molti aspetti torneranno a più riprese, aggiungendo, definendo, arricchendo il discorso. Come in una centrifuga.

La ragione in un contesto kantiano ha certamente una valenza regolativa non solo negli aspetti più squisitamente teorici dell’esperienza (dei fenomeni), viepiù si scaglia quale elemento regolativo etico; è la ragione che ci mostra come comportarci. Mentre la Critica della ragion pura ha posto in maniera ineluttabile quali siano i limiti conoscitivi a partire dal sensibile, mantenendosi nel piano del fenomeno, al «dato», la Pratica ci indica un mondo in cui noi siamo non solo l’accidentale, il caso, ma il necessario quali esseri dotati di ragione, capaci di attuare regole, in primis l’imperativo categorico.

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le Signorie: le dinamiche del potere

Il Medioevo viene solitamente associato al concetto di vassallaggio ossia un giuramento solenne e pubblico tra un signore e un vassallo. Esso doveva indurre all’instaurazione di un legame di fedeltà e lealtà basati sull’adempimento di obblighi imprescindibili per ambo le parti: il vassallo doveva mettere a disposizione del signore le proprie competenze militari e in cambio riceveva protezione e un feudo. Questa distinzione gerarchica ed estremamente minimalista ed esemplificativa della società medievale non è però sufficiente ad offrire un quadro chiaro e completo della realtà propriamente detta.

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Sunday Bloody Sunday

cinquant’anni fa la strage di civili in Irlanda del Nord

Sul finire degli anni Sessanta il clima politico e sociale dell’Irlanda del Nord era divenuto assai teso. Il conflitto che opponeva sostenitori appartenenti alla provincia del Regno Unito e fautori della riunificazione all’Irlanda aveva raggiunto livelli di massima allerta, scaturite in manifestazioni violente e rivolte popolari. Le due fazioni politiche si dividevano in unionists, appartenenti alla classe media cittadina e di formazione protestante e i nationalists, di estrazione cattolica e legati fortemente alle loro radici irlandesi. La città di Derry, in Irlanda del Nord era considerata da entrambi i gruppi il simbolo del “malgoverno unionista irlandese”.

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