la Rivoluzione cubana

Sui molteplici aspetti che ci si potrebbe soffermare, quando si parla della Rivoluzione cubana, c’è senz’altro da segnalare il suo carattere mediatico: fu una rivoluzione combattuta anche tra le testate giornalistiche, l’opinione pubblica oltre che i salotti intellettuali – si ricordi in merito la celeberrima foto che vede in essa raffigurati il Che con il filosofo Sartre. Per Rivoluzione cubana si intende quel processo storico che ha visto la caduta della dittatura militare di Fulgencio Batista e l’avvento dell’era di Fidel Castro. Dopo Fidel si avrà Raúl Castro, suo fratello; entrambi sono stati dei rivoluzionari e insieme all’eroe Ernesto Guevara hanno guidato i cosiddetti barbudos, nome dei rivoluzionari cubani del Movimento del 26 luglio: le barbe erano lunghe a simbolo della decisione di non raderle fin quando non avessero vinto la guerra, la guerra di liberazione. Secondo un’altra versione, le barbe sarebbero state lunghe poiché i rivoluzionari non avrebbero avuto lamette per tagliarle.

Rivoluzione di propaganda. Rivoluzione con poche battaglie, ma non per questo con pochi assalti. Si è data la priorità, come ho accennato, alla questione dei media piuttosto che al semplice elemento bellico. Una rivoluzione moderna, cioè costituita dalle categorie proprie della modernità (società di massa, uso indiscusso dei media, esigenza di libertà e giustizia etc.).

Fulgencio è stato dittatore Cuba precisamente in due periodi storici, il primo tra gli anni Trenta e durante il Secondo conflitto, dopo la Rivoluzione dei sergenti; all’inizio nominò dei presidenti, certamente privi di potere, successivamente prese lui le redini del governo. In questo periodo Cuba si arricchì, ovviamente come vuole la «dittatura liberista», ovvero il turismo del ceto ambiente, la modernizzazione a discapito delle masse: Cuba divenne un piccolo stato emulo degli USA. Cuba divenne una sorta di Las Vegas ante litteram, ciò lo sarà anche nel secondo periodo della dittatura di Batista; è bene precisare come il dittatore avesse dei legami con la mafia Italo-Americana e, certamente, l’appoggio del governo Statunitense. Cuba divenne un’isola di latifondi. Il dittatore fu sconfitto nonostante tutto alle elezioni e per una serie di anni vi furono vari presidenti, nel mentre Batista trovò rifugio negli USA. L’ultimo, dei presidenti evocati, fu Carlos Prío Socarrás che nel 1952 fu deposto proprio dal Fulgencio, che tornato a Cuba si proclamò dittatore, annullando le elezioni presidenziali che si sarebbe dovute tenere l’anno successivo e col placido consenso del governo statunitense resse il potere; Batista, sembrava per gli USA, l’unica figura capace di stabilizzare i disordini di quell’isola, oltre che ad accogliere un sistema sociale ed economico, per loro, adeguato: si avranno così finanziamenti, sostenimenti mediatici e armamenti al regime militare.

Nel 1952, Fidel, avvocato che si occupava di politica, in veste di candidato parlamentare si oppose a Carlos Prío; tuttavia durante il colpo di stato si schierò contro il dittatore, denunciando la violazione della Costituzione, inutilmente. Nel 26 luglio 1953 si ebbe la prima azione di Castro, il quale aveva riunito intorno a sé un centinaio di guerriglieri, rivoluzionari: gruppo mal armato, mal organizzato, mal informato, mal diretto da Fidel, troppo neofita; tale manipolo di uomini prese d’assalto la caserma Moncada (a Santiago) per avere delle armi. Si sarebbero poi, nel piano originale, dati alla fuga tra i boschi, le colline; tra i luoghi difficilmente praticabili dall’esercito. All’inizio l’operazione sarebbe stata presentata, secondo fonti, come un’esercitazione; i piani Castro non li avrebbe perciò condivisi con la maggioranza dei suoi. La data evocata diede il nome al movimento, nonostante fosse stato un fallimento il tentativo d’assalto accennato: Fidel e i suoi si erano travestiti da militari per entrare indisturbati, ma furono scoperti dalle sentinelle, vennero attaccati dai soldati che erano in un numero nettamente superiore. Molti rivoluzionari uccisi, altri torturati per poi venir giustiziati; Fidel subì, essendo già famoso, una diversa sorte: condannato a 15 anni di prigione, arrestato dopo circa una settimana dall’assalto, ma nel 1955 si avrà un’amnistia, proprio da parte di Batista che, secondo il consiglio degli USA, cercava di dare una visione più tollerante, a seguito delle denunce pervenute in Occidente, del regime. Nel processo accennato Fidel mise in mostra le sue capacità oratorie durante la sua difesa, in cui espose la celeberrima sentenza: la storia mi assolverà; scontò gli anni di prigionia nell’Isola dei Pini. Uscito di prigione, insieme al fratello, Fidel decise di emigrare; e da lì a breve un nuovo mandato di arresto alla sua persona venne emanato. Fidel andò in Messico ove conobbe un medico: nella capitale gli fu presentato Ernesto Guevara.

I fratelli Castro iniziarono a preparare un nuovo esercito, con tanto di campi di addestramento; si avrà, così, un’organizzazione paramilitare che diverrà la guerriglia. Le prime operazioni saranno tuttavia un insuccesso, i servizi cubani furono capaci di anticipare le mosse dei rivoluzionari e il governo Messicano disperse la loro faccenda dove c’erano degli arruolamenti in corso; sembrava così che ogni tentativo rivoluzionario fosse un pieno fallimento ben prima di qualsiasi precisa vittoria. Perciò nel 1955 e all’inizio dell’anno successivo, Castro iniziò a dedicarsi alle relazioni pubbliche, cercando di mostrare la situazione della propria isola, per trovare appoggi, piuttosto che tentare di sovvertire il regime di Batista con la forza. Chi ascoltò e sentì per prima la voce di Fidel? Certamente altri cubani scappati dal regime; oltre che gruppi liberal statunitensi, e persino dalla stessa Cuba, vi furono dei sostenitori, come nel caso di Prío che iniziò a credere che la Rivoluzione del 26 luglio fosse l’unica organizzazione capace di dar speranza alla nazione.

Il 25 novembre 1956, Fidel con un manipolo di circa ottanta uomini, riesce a imbarcarsi per Cuba; lo seguiranno il fratello e il Che, stavolta i guerriglieri erano più addestrati. Con la nave Granma si cercò di giungere a Cuba, si ebbe però un mar burrascoso che certamente ha agevolato i rivoluzionari, rendendoli al sicuro dall’esercito, ha però reso il viaggio estenuante. Arriveranno nell’isola soltanto i primi giorni di dicembre, percorrendo non molti km; il loro obiettivo fu quello di raggiungere la Sierra Madre, una serie di altopiani centrali dell’isola, colma di foreste ideali per operazioni di guerriglia, atta pure a nascondersi. Come mai Batista non mosse, con tenacia, l’esercito verso i guerriglieri? Probabilmente poiché sottovalutò il pericolo dei rivoluzionari, oltre che la paura di subire delle sconfitte che avrebbero portato uno «smacco» al suo regime, infine, sostenne che il controllo delle città bastasse da sé per garantirsi la continuità del potere. I rivoluzionari vollero contare sull’aiuto dei campesinos locali che certamente avrebbero accolto con favore la loro iniziativa; una nota negativa di questi campesinos: sarà uno di loro a tradirli e a chiamare l’esercito cubano che sterminerà i barbudos ben prima che raggiungessero la Sierra Madre; arriveranno ivi ben solo venti guerriglieri. Nella celeberrima canzone Hasta Siempre, vien detto: «Aprendimos a quererte/Desde la historica altura»; ovvero che proprio nelle alture della Sierra Madre che si iniziò ad amare il Che. Questa era la situazione pertanto: da un lato abbiamo la Rivoluzione che tra tradimenti e mancanza di numeri sembrava morire prima quasi del nascere, dall’altro Batista che, pur se torturasse alcuni barbudos per avere informazioni e fermasse qualche vano tentativo di guerriglia, non gli ha mai dato l’attenzione dovuta.

Il Che e Fidel si esporranno fuori dal contesto cubano; un’intervista importante fu pubblicata sul New York Times a favore dei rivoluzionari. Ad un certo punto, pur se il regime di Batista era stato appoggiato nelle campagne, a causa della corruzione e di una vessazione manifesta, iniziò ivi ad essere criticato, inoltre la povertà dilagante causò proteste ed è da lì, ma non solo, che proverranno nuove fila di soldati per la guerriglia; così non rimarranno dei barbudos solo una ventina. Con pazienza e con piccole conquiste, quasi giornaliere, Fidel si assicurò più potere e autorità portando a suddividere l’esercito tra i diversi comandanti, Raul e il Che in primis. Anche territorialmente il Castro espanse le sue conquiste. Alcune truppe furono distrutte, una di queste fu proprio quella del Guevara, che riuscì a scappare; ciononostante il numero degli oppositori al regime aumentava sempre di più.

V’erano anche altri rivoltosi, nel qual caso gli universitari che nel maggio del 1957 riuscirono persino ad assaltare l’edificio presidenziale, che fu come espugnato pur se Batista scappò, perciò questa ribellione non si coronò in un successo: il leader fu ucciso e gli universitari dispersi. Pur l’evento non può venir narrato quale totale sconfitta, anzi si ebbe così la prova che il dittatore fosse sanguinario – segnaliamo gli attacchi ai villaggi dove si pensava che ci fossero dei ribelli, gli arresti e le torture sommarie. Si ricordi che era l’opinione pubblica americana ad appoggiare Batista, che a causa di questi eventi violenti iniziò ad essere criticato. Fidel in questo periodo non si era ancora esposto politicamente, sosteneva semplicemente di essere per le libertà democratiche del suo popolo, i servizi segreti americani, nei fascicoli stilati che lo riguardavano, non seppero rispondere alla domanda se lui fosse o meno comunista; siamo nel 1957; mentre il fratello Raul, appoggiava l’ideologia comunista. Il 14 marzo 1958 gli USA ritirarono l’appoggio verso Batista, imponendo un embargo sulla vendita delle armi verso Cuba, si ricordi che erano loro i maggior fornitori e sostenitori del regime. Nel ’58 inoltre abbiamo la vittoria a Santa Clara, dove il Che, pur avendo un rapporto di dieci a uno circa per quanto concerne gli uomini, in netto svantaggio, e avendo inoltre un armamentario certamente inferiore (si ricordi che Batista era stato aiutato dagli americani) riuscì a prendere la città con le proprie strategie.

Batista decise di raccogliere tutti gli uomini che avrebbe potuto, circa dodi mila e con l’Operazione Verano tentò di distruggere l’organizzazione di Fidel, ma la violenza (i bombardamenti), accentuarono le critiche verso il governo da parte dell’Occidente; successivamente con l’invio di truppe per via terra, non ottenne comunque dei successi: i guerriglieri agevolmente si sapevano nascondere. Seppero, proprio le truppe comandate dal Che, dominare e sconfiggere le colonne dell’esercito scacciandole dalle foreste. Durante le operazioni del Verano, circa una cinquantina di cittadini statunitensi furono catturati da Raul e quasi usati come scudi umani, ma c’è da dire che comunque essi venivano trattati come ospiti e che, pian piano, iniziarono a capire e ad appoggiare la causa rivoluzionaria; la notizia che questi cittadini non solo non erano propriamente dei prigionieri, ma quasi degli ospiti, scosse l’opinione pubblica. Tra questi cittadini statunitensi c’erano dei Marines che avrebbero addestrato i rivoluzionari; certo, potrebbe il tutto sembrare una grande narrazione, ad opera di Fidel, ma la storia si costituisce come narrazione.

Le colonne militari rivoluzionarie verranno radunate e si divideranno i compiti fra i comandanti, Fidel diede l’ordine di uscire dalla foresta e così pian piano ogni avamposto militare fu sconfitto e preso. Il primo gennaio 1959 Batista fuggì perciò dall’Havana lasciando taluni soldati a combattere per lui, soldati che il giorno successivo si arresero e l’8 gennaio Fidel, entrando nella capitale, sancì la fine della Rivoluzione e l’inizio della sua epoca.

Perché il Che viene spesso criticato? Una certa vulgata suole narrare che uccise molte persone, purtroppo per detronizzare un regime dittatoriale quale quello di Batista la semplice diplomazia non sarebbe bastata, regime appoggiato dagli USA che, essendo la più grande democrazia del mondo hanno aiutato e viziato molteplici dittatori; la loro democrazia si basa sullo sfruttamento delle altre nazioni, oltre che della propria popolazione (non rappresentata, democraticamente parlando, affatto). Certamente uccise molteplici persone, probabilmente, matematicamente accade, anche innocenti a causa di probabili o effetti tradimenti; ma si ricordi che il dittatore non smise di bombardare la propria popolazione. Le guerre, persino quelle di liberazione, mietano vittime.

di Giancarlo Petrella,
Proprietà letteraria riservata©

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