Nietzsche classista

Come per Hegel e Marx, anche Nietzsche sostiene, in un senso forse (per assurdo) più storico, che le classi siano nate in un certo punto nella storia, divisione che si ripercuote nei nostri giorni; tale divisione sarà riproposta pur dal filosofo italiano Giorgio Colli (per il quale l’umanità si divide in coloro che compiono le azioni senza alcun calcolo razionale e coloro che usano il principio dell’utile, la forma più abietta). Certamente la grandezza di un uomo è commisurata a quanto riesce a non considerare l’essere in base al proprio tornaconto.

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Monika Ertl, eroina?

Una profonda contraddizione sussiste nella giustizia umana, la sensazione che essa si riduca e significhi altro che la vendetta, poiché le leggi o non colpiscono o, spesso, elogiano gli ignobili. L’inizio del giorno del primo aprile 1971 Roberto Quintanilla venne giustiziato. L’ex colonnello dei servizi segreti boliviani che volle la morte di Guevara e che non rispettò affatto quel decoroso cadavere (fu lui che ordinò di tagliare le mani al cadavere del Che), venne assassinato ad Amburgo, nella sede del consolato boliviano. I colpi mortali partirono da una Colt Cobra registrata a nome di Giangiacomo Feltrinelli; mentre la vendetta si avvenne per mano di Monika Ertl, giovane tedesca che aveva abbracciato gli ideali rivoluzionari.

La nostra Monika si era finta una giornalista australiana e chiesto di intervistare il neo console Quintanilla; appena entrò nello studio consolare, prese la pistola e sparò tre colpi, che colpirono l’assassino. Nella fuga Monika abbandonò la pistola, la borsa, una parrucca e un biglietto con scritto: vittoria o morte. La giovane aveva combattuto in seconda linea in Bolivia, proprio assieme al Che, e dopo la sua morte entrò nell’E.L.N. (Esercito di Liberazione Nazionale) boliviano. Dopo l’uccisione di Roberto Quintanilla della ragazza non si seppe più nulla, si scoprì che era tornata in Bolivia a combattere, ancora. Monika morirà nel 1973, a seguito di un’imboscata da parte dell’esercito; il luogo di sepoltura non è mai stato reso noto.

di Giancarlo Petrella,
Proprietà letteraria riservata©

critica al comunismo

Il Manifesto del partito Comunista viene steso nel 1848 da Marx ed Engels, personalità rappresentative della Lega dei comunisti, fondata nell’anno precedente. Marx, espulso da Parigi e dal Belgio su richiesta del governo dopo la pubblicazione del Manifesto, sostiene nell’opera la necessità di distinguere le lotte tra le classi sociali durante gli anni della storia dell’uomo.

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la Rivoluzione cubana

Sui molteplici aspetti che ci si potrebbe soffermare, quando si parla della Rivoluzione cubana, c’è senz’altro da segnalare il suo carattere mediatico: fu una rivoluzione combattuta anche tra le testate giornalistiche, l’opinione pubblica oltre che i salotti intellettuali – si ricordi in merito la celeberrima foto che vede in essa raffigurati il Che con il filosofo Sartre. Per Rivoluzione cubana si intende quel processo storico che ha visto la caduta della dittatura militare di Fulgencio Batista e l’avvento dell’era di Fidel Castro. Dopo Fidel si avrà Raúl Castro, suo fratello; entrambi sono stati dei rivoluzionari e insieme all’eroe Ernesto Guevara hanno guidato i cosiddetti barbudos, nome dei rivoluzionari cubani del Movimento del 26 luglio: le barbe erano lunghe a simbolo della decisione di non raderle fin quando non avessero vinto la guerra, la guerra di liberazione. Secondo un’altra versione, le barbe sarebbero state lunghe poiché i rivoluzionari non avrebbero avuto lamette per tagliarle.

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l’alienazione per Marx

In questo passo, Marx espone il suo concetto di alienazione. Tale concetto ha le sue radici nella filosofia precedente a Marx. Rousseau, ad esempio, aveva usato il termine alienazione per indicare la cessione dei diritti individuali a favore della comunità. Successivamente questo termine viene utilizzato da Hegel per indicare il movimento stesso dello spirito che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, per potersi poi riappropriare di sé in modo arricchito. Per Feuerbach, invece, l’alienazione si identifica con la situazione dell’uomo religioso, che si sottomette a Dio e che si estrania in tal modo dalla propria realtà. Marx riprende da Feuerbach la struttura formale del meccanismo dell’alienazione, intesa come condizione patologica di scissione, dipendenza e auto-estraniazione. Tuttavia, mentre per Feuerbach l’alienazione era un fatto prevalentemente coscienziale che deriva da un’errata interpretazione di sé, Marx la considera un fatto reale, di natura socio-economica, poiché si identifica con la condizione storica del salariato all’interno della società capitalistica. Inoltre, l’alienazione dell’operaio viene descritta da Marx sotto quattro aspetti fondamentali, strettamente connessi tra loro:

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riflessione sul denaro, Marx

Sia dai Manoscritti economico-filosofici del 1844, sia da altre opere, appare l’idea di Marx riguardante il denaro. Iniziando dal fatto che Marx ritiene il denaro estremamente indispensabile, ma non nel senso positivo del termine, tant’è che viene considerato una delle cause dell’alienazione del lavoratore, il quale, infatti, è alienato anche verso la sua attività, vista come forzata, costrittiva e utile solamente al profitto del capitalista.

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