Hegel secondo Hösle

Intervista di Vittorio Hösle su Georg Wilhelm Friedrich Hegel

La filosofia della storia di Hegel è ciò che ha contribuito a render note le idee hegeliane; ancora oggi è il testo più letto, perché il più facile da comprendere. La filosofia di Hegel, come idealismo, presenta i più alti livelli fondativi. Per Hegel lo sviluppo dell’Assoluto culmina nel processo storico dello spirito umano. Mentre, lo scopo ultimo dello sviluppo del mondo, è la realizzazione dell’idea della libertà nel processo storico. Si chiede ad Hösle di spiegare la frase più celebre di Hegel, Tutto ciò che è razionale è reale, ciò che reale è razionale.

Per Hegel si parte dalla razionalità non dalla realtà, dalla ragione, ma quest’ultima deve raelizzarsi necessariamente nell’ambito del processo storico. Bisogna essere effettivi, vicini alla realtà. Il razionale ha la forza, nell’ambito della realtà, di operare e di essere efficiente, determinado lo sviluppo storico. La razionalità è intrinseca alla storia, Hegel usa il concetto dell’arguzia della ragione. La filosofia è il tempo presente appreso nel pensiero, Hegel ha inteso questa frase come obiezione ad un utopismo astratto che parla di ciò che potrebbe essere fra milioni di anni. Hegel afferma che la filosofia deve tentare di capire ciò che è nel momento. Secondo Hösle questa affermazione è riduttiva perché la filosofia deve comprendere l’eterno. Hegel sostiene che nel presente c’è sempre già una struttura ideale ed eterna, noi dobbiamo tentare di conoscere la rosa nella croce del presente.

Hegel può essere definito passatista, cioè si rivolge solo alla comprensione del passato che culmina nel presente e nega una responsabilità della filosofia nel futuro. E’ sbagliato dire che i filosofi debbano avere delle funzioni politiche determinate, Hegel afferma che i principi filosofici debbano guidare la politica. Come prima cosa, in maniera istintiva, ci sono principi che governano l’agire dell’uomo e poi viene la filosofia che li comprende. Il processo storico: dalla realtà alla loro comprensione filosofica. Il carattere sistematico di Hegel ci impedisce di affermare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, perché è tutto collegato. Questo sistema hegeliano è fondato sulla logica, cioè sulla scienza delle categorie universali che spettano all’essere in quanto essere e sono presupposti necessari di ogni argomentazione filosofica. La logica porta alla natura e la natura allo spirito.

Il sistema hegeliano, nell’Enciclopedia delle scienze filosofiche, ha tre parti: logica, natura e spirito. Nella Fenomenologia dello spirito tratta varie forme della coscienza umana e sono più concrete delle categorie logiche attribuendole una funzione psicagogica e pedagogica. Come richezza di fenomeni analizzati, la “Fenomenologia dello spirito” è l’opera più grandiosa di Hegel.

Hösle afferma che Hegel è convinto che sia inconsistente assumere delle cose in sé perché esse sono inconoscibili. L’idea essenziale dello stato assoluto della logica è che noi non possiamo uscire fuori del sistema delle categorie, esse non possono essere solo un atto psicologico ma devono essere l’essenza della realtà. Hegel dice che è neccessario assumere un sistema di categorie con validità ontologica e tale sistema è chiamato da lui logica.

Durante il colloquio, l’intervistatore chiede la differenza, dal punto di vista logico, tra i postulati e gli assiomi della matematica e della geometria e le categorie hegeliane. Hösle afferma che questa è una differenza molto importante. Il problema essenziale della matematica è che parte da degli assiomi che non possono essere negati e da qui possiamo dedurre dei teoremi. Se noi accettiamo gli assiomi dobbiamo accettare anche i teoremi. Ma perché accettare gli assiomi? La filosofia di Hegel, invece, pretende di essere una filosofia senza presupposti, cioè toglie questo carattere ipotetico. Hegel vuole arrivare a dei principi che sono innegabili e non arbitrali. Ma come si fa ad arrivare a tali principi? Per Hegel ci possiamo arrivare solo se dimostriamo che la negazione di tali principi è contradditoria, cioè attraverso una prova indiretta. La verità è alla fine del sistema.

La dialettica presenta tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. La logica vista come tesi è alla base del sistema, perché tratta dell’essere nella sua purità e nella sua concettualità. La natura, invece, è opposta all’essere ideale delle categorie logiche perché c’è pluralità, scissione e divisione. Lo spirito è la riconduzione della pluralità della natura al principio ideale ed organico che è alla sua base nella logica. Secondo Hegel nella sintesi i momenti inferiori sono da una parte limitati, dall’altra parte elevati ad un livello superiore e sono dalla terza parte conservati. L’idealismo soggettivo vuole spiegare lo spirito dalla natura. L’idealismo oggettivo capisce che per comprendere la natura abbiamo bisogno della logica, così lo spirito è in grado di comprendere la natura. Hegel usa la contraddizione pragmatica, tra forma e contenuto di una categoria, per arrivare a dei concetti concreti che però sono basati sul tentativo di evitare la contraddizione pragmatica. La dialettica è una scienza per evitare le contraddizioni tra forma e contenuto, arrivando a categorie sintetiche e positive che superino queste contraddizioni dialettiche.

Per Hegel la ragione non è solo una facoltà soggettiva, ma l’essenza stessa dell’Universo. La ragione assoluta è la struttura fondamentale di esso. Hegel attraverso la sua teoria della ragione umana, come un’entita che partecipa alla ragione assoluta, vuole spiegare la pretesa di validità necessariamente ontologia della conoscenza razionale. Per Hegel esiste una razionalità intrinseca alla natura, una ragione oggettiva diventando conscia di sé. La natura non è solo il finito, ma il processo di autosuperazione del finito in direzione verso lo spirito.

La logica è una struttura immateriale, mentre lo spirito è necessariamente mediato attraverso la natura. Hegel è uno dei primi filosofi che riflette sul fatto che l’autocoscienza soggettiva è un processo che passa intersoggettivamente. L’inizio di questi rapporti è tremendo perché una autocoscienza si sente minacciata dall’altra autocoscienza: ciò porta ad una lotta . La coscienza infelice per Hegel corrisponde alla mentalità medievale definita dal fatto che da una parte si sa che la soggettività sia assoluta in quanto Dio è concepito come diventato uomo, dall’altra parte Cristo è concepito come un assoluto al di là del mondo reale, come la propria essenza in un mondo trascendente (coscienza infelice con assoluto intrascendibile).

Hösle afferma che l’idea centrale nella “Fenomenologia dello spirito” è che debba essere raggiunta la posizione che rende possibile una filosofia di stampo di idealismo assoluto e cioè la posizione secondo la quale soggetto e oggetto, coscienza e oggetto sono identici, quindi la coscienza nel mondo conosce solo se stessa. Lo sviluppo della fenomenologia dello spirito deriva da forme di coscienza nelle quali l’oggetto viene esperimentato come qualcosa di altro e nell’ultima forma di coscienza, che Hegel chiama sapere assoluto, l’unità tra soggetto e oggetto è diventata chiara ed esplicita.

La logica di Hegel è divisa in tre parti: essere, essenza e concetto. L’essere è suddiviso in qualità, quantità e misura, cioè tratta di categorie fondamentalmente non relazionali ( attribuite ad un singolo essere). Nella logica dell’essenza Hegel sviluppa determinazioni relazionali. Hegel ha la pretesa che ci sia un ordine sistematico tra le tre parti e di esplicare che la categoria seguente spieghi ciò che era solo implicito nella prima categoria. Si ha uno sviluppo di contraddizioni pragmatiche dei singoli concetti che portano alla fine della logica a quella struttura che esplica ciò che è. Hosle afferma che la logica di Hegel non è una logica formale, la scienza della logica di Hegel è una dottrina delle categorie più complesse. Essa si distingue da altre teorie-dottrine delle categorie della tradizione. Hegel non si limita ad analizzare empiricamente l’essere, ma tenta di sviluppare una categoria nell’altra e perciò di dare una dimostrazione apriorica che l’essere abbia certe determinazioni. Hösle crede che non ci sia un tentativo più valido di sviluppo delle singole categorie ed una teoria sistematica dell’insieme delle categorie.

L’idea come spirito si distingue dall’idea come logica attraverso il fatto che è mediata dalla natura. Lo spirito non è una struttura atemporale, ma si sviluppa nel tempo e ha una base naturale. Per Hegel lo svilupoo delle categorie è uno sviluppo che non è determinato da niente di esterno. Per il filosofo nella logica la necessità e la libertà coincidono. La necessità di Dio non è forzata, ma viene dall’interno dell’individuo, quindi la libertà è una necessità intrinseca, la capacità di seguire i principi della ragione che sono necessari. I tre momenti attraverso i quali lo spirito si realizza sono : lo spirito soggettivo, lo spirito oggettivo e lo spirito assoluto. Lo spirito soggettivo è diviso in tre forme: anima, coscienza e spirito, le cui scienze corrispettive sono l’antropologia, la fenomenologia e la psicologia.

Lo spirito oggettivo tratta delle istituzioni intersoggettive, la più astratta ed elementare è il diritto astratto che contiene le norme del diritto privato e del diritto penale. La seconda sfera è la moralità che tratta norme particolari al singolo individuo e concernano la relazione del singolo con se stesso. La terza sfera è l’eticità, cioè le dottrine delle istituzioni che Hegel suddivide in: famiglia, società civile e Stato. Lo spirito assoluto tratta delle forme nelle quali lo spirito umano tenta di dar senso alla propria vita: arte, religione e filosofia. Lo spirito assoluto non è per Hegel un Dio trascendente, ma è un tentativo dell’uomo di interpretare in una maniera fondatrice di senso la propria esistenza. Arte, religione e filosofia sono tre gradini determinati da un progresso verso maggiore razionalità. Nell’arte l’assoluto viene concepito come intuizione sensuale, particolare, individuale e contingente. Nella religione l’uomo si eleva al di là dell’intuizione immediata, il Dio cristiano possiamo solo concepirlo nella nostra immaginazione, ma nella religione rimaniamo limitati in quanto l’assoluto viene concepito in maniera fantasiosa e non puramente concettuale. Solo nella filosofia si arriva a una teoria dell’assoluto consistente e coerente, perciò è il culmine dello spirito assoluto.

L’idea centrale della filosofia della storia di Hegel è che, sebbene venga riconosciuto che nella storia operino interessi egoistici e individuali, la somma di questi interessi trascende il particolare. Hegel è convinto che venga raggiunto un risultato che abbia una razionalità superiore all’intenzione dei singoli soggetti operanti, ciò che Hegel chiama l’astuzia della ragione. La storia è determinata da un processo di sviluppo di strutture della libertà fondate sul principio moderno della soggettività. La razionalità storica “opera dietro le spalle degli uomini”, se la storia è un processo di autocoscienza allora l’agire degli uomini dovrebbe diventare sempre più cosciente e riesce sempre a trascendere il vero interesse privato. Hegel viene richiamato dalla concezione cristiana di provvidenza.

La differenza fondamentale è che la provvidenza hegeliana è immanente, una razionalità dei sistemi al di là delle intenzioni particolari dei singoli soggetti e non interviene nel mondo in maniera inspiegabile. Quindi è questa razionalità immanente alla storia, ma trascendente le intenzioni esplicite degli operanti. Hösle afferma che Hegel rifiuta di parlare del futuro, ma la filosofia hegeliana è una delle filosofie più ottimiste mai sviluppate. L’idea che l’umanità potesse autodistruggersi è aliena alla mente di Hegel. Ivi possiamo sostenere che le passioni secondo Hegel non sono il fondamento «validativo» di una teoria, non può essere argomentata una concezione sulla base di una forte passione. Nonostante ciò le passioni sono necessarie per far agire un uomo e per motivarlo. Secondo Hegel, il processo storico va verso la dissoluzione dell’arte e della religione, egli ha creduto che l’arte sia decaduta come massima forma di donare senso alla vita umana già con i greci. Dall’altra parte la religione per Hegel finisce con il suo proprio tempo, si ha la constatazione della dissoluzione dello spirito del cristianesimo e secondo lui la fine della religione è inevitabile. Hösle afferma che il nostro tempo sarebbe apparso ad Hegel come tempo di decadenza dove non c’è più alcuna forma di spirito assoluto. Quindi per Hegel saremmo entrati in una zona di vuoto tra il tempo della religione ed il tempo della filosofia e avremmo del tutto perso le coordinate.

L’intervistatore finisce col chiedere ad Hösle di spiegare questa frase di Hegel: Ciò che è noto, proprio perché è noto, non è conosciuto. Per Hösle vuol dire che noi abbiamo una conoscenza di buon senso delle cose, ognuno sa che cos’è l’essere, però nessuno sa cosa vuol dire. La filosofia tratta dei concetti più comuni, la logica di Hegel tratta dei concetti come unità e pluralità, ma non sappiamo definire questi termini e quali siano i rapporti tra le singole categorie. E’ proprio una cosa che ci è nota, con la quale abbiamo confidenza, che siamo abituati a trattare nei nostri discorsi e nella nostra vita, nella sua struttura concettuale, che ci è sconosciuta ed appena ci mettiamo a riflettere su di essa ci imbattiamo in una aporia, come avrebbe detto Socrate. Hegel dice che proprio perché è una cosa a partire dal senso comune, nella sua vera essenza ci rimane sconosciuta.

Riassunto stilato dalla studentessa Ilaria Corona, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *