Dioniso o Cristo?

Sulla Conferenza di Marco Guzzi, Misano Adriatico, marzo 2009

Il tema proposto dal professore Marco Guzzi è apprendere in una riflessione sintetica il pensiero di Nietzsche; apprendere non in un modo accademico, ma a colpi di martello, in fedeltà del suo pensiero, esattamente come il sottotitolo del Crepuscolo degli idoli.

L’intento di Nietzsche era riorientare la storia del mondo, concetto presente nella sua autobiografia Ecce homo nella potenza e radicalità del suo pensiero che dava un senso alla realtà «Io non sono un uomo, sono dinamite… Io per primo ho scoperto la verità, proprio perché per primo ho sentito la menzogna come menzogna, la ho fiutata». Marco Guzzi propone di dividere la proposta di umanità nietzschiana in tre piccoli passi, in particolare considerare se la proposta sia il futuro valutabile per noi e per l’umanità.

1. Questa prima parte è caratterizzata da un fortissimo sentimento di fine, in cui secondo Nietzsche l’intera umanità si trova in un punto finale della propria storia, troviamo questo pensiero nel primo annuncio di Zarathustra dove vi annuncia l’oltre-uomo. Nietzsche percepisce che l’intera Europa pulluli di genia degli ultimi uomini. La generazione prima dell’oltre-uomo è una rovina, condizione che si può ritenere ancora oggi attuale. In parole semplici l’uomo si trova in una corda tesa tra scimmia e superuomo.

Bisogna considerare, inoltre che il primo annuncio di Zarathustra «io sono il lieto nunzio, sono il vero vangelo» coincide perfettamente con le parole di Cristo nel vangelo di Marco «il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino». Difatti i parallelismi tra Zarathustra-vangelo, Zarathustra-Cristo, Cristo-Nietzsche e Cristo- Anticristo sono molto frequenti.

La tragedia di Zarathustra fu siccome Dio morì, Nietzsche stesso divenne Dio, l’anticristo quindi altro non è che la controfigura di Nietzsche.

2. La seconda fase proposta consiste nel chiederci perché l’umanità secondo Nietzsche arriva da una povertà creativa della situazione culturale europea. La risposta di Nietzsche è semplice e coerente, la risposta si trova in una delle sue costanti, la «diagnosi»; la quale afferma che la decadenza della cultura umana è stata determinata dall’affermarsi della morale degli schiavi in quanto è una menzogna. La civiltà umana decade progressivamente quanto più si afferma la morale dei deboli e perdenti (schiavi), che ha trasformato la morale degli uomini forti in sensi di colpa, portando gli schiavi a colpevolizzare le uniche vere virtù umane che sono quelle della forza. Hanno traviato la cultura radicalmente in decadenza che critica il moralismo, l’ipocrisia della società borghese. Concretamente Nietzsche vuole «attaccare al cuore» l’educazione morale umana nel suo complesso per come si è sviluppata nelle sue grandi opere mostrando che la linea morale, in quanto menzogna, ha condotto a negare la verità più profonda della vita che è volontà di potenza. Concetto espresso nella Genealogia della morale.

3. La decadenza ha portato la civiltà alla fine, ha portato la vittoria delle morali servili (risentimento) rispetto alla grande vera morale aristocratica oramai dissolta. L’oltre-uomo è colui che si libera della menzogna millenaria, «obbiettivo» di Nietzsche di cui si sente portatore. L’oltre-uomo deve distruggere la tradizione ebraica e cristiana, deve abbattere il cristianesimo come realizzazione più piena della morale degli schiavi, la visione del mondo visto con gli occhi delle vittime, Dio diventa la vittima e crocifisso. Il massimo trionfo della decadenza si ha quando Cristo rappresenta il culmine della morale degli schiavi e la distruzione potenziale di qualunque morale aristocratica, cioè la verità che è la volontà di potenza. Detto ciò possiamo concludere che il trionfo della morale decadente ha portato alla distruzione.

Per poter apprendere al meglio la filosofia di Nietzsche dobbiamo sapere alcune sue caratteristiche poco conosciute nell’ultimo secolo, comprese caratteristiche autobiografiche e di analisi psicologica.

Nietzsche per tutta la sua vita si aggroviglia all’odio, determinato dalla mancanza di recezione. Si dimette dall’università perché fatta di dotti; l’università è la rappresentazione realistica del declino mostruoso predominato dalla cultura storica. Nella Seconda inattuale sull’utilità e il danno della storia per la vita, Nietzsche concretizza questo concetto: «stiamo diventando un museo ambulante, siamo sepolti dalla storia». Questa dimensione di odio lo conduce alla solitudine e allo stato di pazzia.

Nietzsche vive in un’epoca dove il positivismo trionfa, la sua ideologia si può ritenere pessimistica nei confronti del progresso. Esso ci ricorda costantemente l’enorme e misteriosa potenzialità dell’uomo, basti ricordare l’intuizione del Dionisiaco. I positivisti sono: «limitati solo dalla realtà», per ciò l’uomo è limitato anche nella condizione primordiale del biologico.

Nietzsche è coerente dall’inizio fino alla fine, esso non critica le deviazioni del cristianesimo ma va fino in fondo, esaltando l’istinto di sterminio, esaltando la violenza della stirpe aristocratica, arrivando a legittimare la schiavitù ed il suo ritorno e nuove forme di allevamento dell’uomo, accusando la modernità, la democrazia ogni forma di egalismo, socialismo e di qualsiasi estremi prodotti della medesima morale degli schiavi presenti anche nella visione giudaico-cristiana. 

Oggi possiamo affermare che Nietzsche non è politicamente corretto, esalta un uomo completamente differente da lui, possiamo concretamente dichiarare il suo opposto. Va quindi contro alla propria visione del messaggero, il quale deve essere perfettamente congeniale al messaggio, il filosofo deve assumere la versione carnale di ciò che annuncia. Zarathustra è uomo ipersensibile e malato, non è «la bionda bestia» ma il confutato del fallimento, vediamo dunque una visibile contraddizione tra Nietzsche uomo nella vita e i suoi ideali filosofici, ci basti considerare la sua vita quotidiana quiete opposta alla vita sfrenata della figura del dionisiaco. Per Nietzsche questo «uomo ideale» dovrebbe venire dalla Maledizione del cristianesimo meglio conosciuto come Anticristo, sottotitolo del saggio Dionisio contro il crocifisso, dove viene enfatizzato un tipo di uomo simile a quelli che saranno le «bestie bionde» (cioè le SS?). Certamente in Nietzsche non era integrata la sua identità maschile

Nietzsche non si può ritenere una persona democratica ma un pazzo, un poeta folle e realistico, per queste ragioni noi lettori non dobbiamo ridurlo solamente negli ultimi suoi trenta anni di filosofia. La sua pazzia venne analizzata da Karl Jaspers e Jung, importanti filosofi e psichiatri del XX secolo. Jung in particolare analizza la follia di Nietzsche come risultato del decesso di una scissione interiore in Nietzsche stesso, la quale si sente in dovere di personificare l’altro se in Zarathustra o in Dionisio, l’inflazione di questa personificazione mancata lo conduce alla pazzia; mentre per Jasper la sua negazione alla filosofia del cristianesimo si scontrava in lui, la carnalità cristiana conduce all’antitesi cristianesimo portando ad estremizzare visione follia.

Il pensiero di Nietzsche può considerarsi tutt’oggi attuale, il pensiero degli ultimi uomini è presente anche nel nostro secolo. Oggi riconfrontarci con Nietzsche significa confrontarci con i totalitarismi, ma oltre a comprendere le catastrofi bisogna comprendere nell’intera complessità anche i motivi e le esigenze reali.

Riassunto stilato dalla studentessa Gaia Berettini, Liceo Scientifico Statale Antonio Labriola (RM).

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