il condottiero leggendario

Napoleone nasce il 15 Agosto 1769 ad Ajaccio, morirà il 5 Maggio 1840 a Sant’Elena. Quello di Napoleone non è semplicemente un personaggio storico: è un riferimento, passato di secolo in secolo, assumendo una forma quasi mitologica tanta la sua importanza e grandezza. Il culto della sua persona è continuato ben oltre la sua morte, ed è stato celebrato da innumerevoli artisti, poeti e musicisti. Le sue tappe furono decisive a livello politico e militare: difatti, è stato il generale francese per eccellenza, nonché fondatore del Primo Impero Francese (di cui egli stesso si incorona imperatore) e protagonista della prima fase della storia contemporanea europea, detta anche Età Napoleonica. Col termine leggenda Napoleonica si indica tutto l’insieme di aneddoti e opere d’arte pensato per celebrarlo, e farne l’oggetto di un culto. Pochi uomini nella storia dell’umanità hanno saputo suscitare tanta ammirazione e anche pareri così contrastanti. Dalle origini della sua carriera politica e sino al colpo di stato, tutte le sue conquiste e vittorie militari furono elementi che lo resero una delle personalità più note della storia della Francesi e dell’Europa.

In onore del decesso di Napoleone è dedicata anche la celeberrima poesia “Il 5 Maggio” di Alessandro Manzoni, che dipinge la morte dell’ormai imperatore Bonaparte come la causa dell’immobilità momentanea dell’intera Terra, tanto fu eclatante il riferimento e il personaggio. Durante il periodo d’azione di Napoleone, si inizia a sviluppare anche la corrente letteraria del Romanticismo, caratterizzata da un fortissimo spirito patriottico; questo per dare l’idea dell’ambiente che circondava il condottiero, che sicuramente avrà avuto modo di sfruttarlo a suo favore. Dotato di un grande carisma e di una forte influenza, la sua carriera propagandistica inizia nel 1797, durante la grandiosa Campagna D’Italia, Napoleone dà le stampe ad un giornale autocelebrativo, il Courrier de l’armeé d’Italie, e a Parigi il Journal de Bonaparte et des hommes de verteux.

In questi articoli, egli commentò il valore delle sue azioni e la situazione politica in Francia, con lo scopo di rinforzare la devozione degli uomini al loro capo. Citando il Courrier: “il Bonaparte si presentò come colui che è tutto, vuole tutto, ed è inviato dalla grande nazione a portare liberazione”. Si potrebbe dire che Napoleone fu a sé stesso il principale artefice della sua leggenda vivente, tant’è che assunse caratteristiche persino messianiche, al punto che Faure, nella sua opera Napoleon, lo comparò ad un profeta dei tempi moderni per le idee che egli seppe seminare in Europa, una volta ereditatole dalla Rivoluzione Francese.

La Campagna D’Italia è il primo grande capolavoro del Generale, un concentrato di mosse abilissime, che trasformano una battaglia contro gli austriaci su di un fronte secondario in un trionfo; il Generale aspira però a molto più che ridisegnare la carta geopolitica dell’Italia. Divenuto console a vita, Napoleone era in pratica sovrano assoluto della Francia. Il 18 Maggio 1804 il Senato lo proclamò imperatore dei Francesi, con un totale di 4.000.000 di voti a favore e solo poco più di 1000 voti a sfavore in tutto il territorio francese. Il 2 Dicembre del 1804 nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, fu celebrata la cerimonia di incoronazione. Napoleone si auto-incoronò imperatore dei francesi e quindi incoronò imperatrice sua moglie Giuseppina Di Beauharnais. Per la prima volta il papa non è di presenza fondamentale, fa quasi da sfondo ufficiale o formale. Successivamente, il 26 Maggio 1805 nel Duomo Di Milano, Napoleone fu incoronato Re D’Italia. Rinasce così in Francia la monarchia, ma non la monarchia rovesciata nel 1792: Napoleone era Re di Francia e di Navarra per Grazia di Dio, come recitava il richiamato Ancien Régime, ma “imperatore dei francesi per volontà del popolo”. Fu in sostanza un nuovo Re dei Francesi, vivendo dei princìpi illuministici della Borghesia.

L’arte contribuì indubbiamente alla leggenda napoleonica già quando Napoleone era in vita, grazie ai dipinti di propaganda, incisioni, sculture e altre opere di artisti come Antoin-Jean Gros, e il suo pittore per eccellenza, quasi collaboratore, David. Napoleone venne raffigurato in ritratti anche dopo la sua morte, traducendo così la nostalgia della Francia napoleonica anche in tempi a lui storicamente lontani. Si potrebbe dire che i ritratti mutano in base alla sequenza storica e a le emozioni e sentimenti che si associavano ad ogni evento del Generale: tuttavia i quadri in suo onore mostrano chiaramente l’idea di una Francia vittoriosa ed unita sopra i fondamenti del suo mito.

V’è comunque una parentesi da fare riguardo ai ritratti di Napoleone: innanzitutto noi non sappiamo con certezza il suo aspetto, perché durante i ritratti odiava posare a lungo (ci racconta lo storico Emilio Gentile), ed inoltre comandava ai pittori di “prendere il suo carattere, non il suo fisico”. Il dipinto più interessante che vede Napoleone protagonista è senz’altro quello realizzato nel 1801 dal suo fedele David, (copertina del tema), dove vediamo l’impetuoso Generale sul suo bianco cavallo. Si tratta ovviamente di un’immagine propagandista, poiché ritrae il condottiero facendo riferimento alla sua traversata del San Bernardo. In realtà, gli abiti lussuosi e il cavallo maestoso ritratti nel dipinto sono un completo falso per idolatrarlo, spiega Gentile, la traversata del San Bernardo fu sì impegnativa, ma Napoleone la portò a termine a cavallo di un mulo, e sicuramente le temperature non permettevano vestiti tanto leggeri. Per cui è un’immagine che ritrae, ancora, la figura del Generale col fine di adularlo; è tutta concepita propagandisticamente da Napoleone stesso, e l’aspetto fondamentale sono le iscrizioni incise sulla pietra in basso: le scritte infatti riportano i nomi di abili condottieri, a capo di un esercito, che in passato prima di Napoleone avevano già valicato il San Bernardo: Annibale, Carlo Magno e troviamo ovviamente anche il nome di Napoleone. Annibale e Carlo Magno: due grandi ispirazioni per Napoleone, specialmente quella di Carlo Magno, che si potrebbe dire ha infuso in egli quell’ambizione di farsi fondatore di una nuova dinastia monarchica.

Il Napoleone Politico è quello di Gros, Napoleone Primo Console: Gros ritrae Napoleone vestito di rosso, ovvero appunto da console, con un mano la spada (forte simbolismo riguardo al potere) e indica un foglio dove sono riportate tutte le sue battaglie inclusa quella del 18 Brumaio, ove fu inflitto un Colpo Di Stato a cui lui rispose con una presa di potere decisiva.

Senz’altro il quadro più eclatante di Napoleone è quello realizzato da David, un quadro enorme, (6mx9m), a seguito della auto-incoronazione del Nuovo Imperatore. Il quadro in sé è quasi un mito già realizzato: Napoleone al centro della scena, incorona la moglie Regina della Francia, mentre il Papa dietro di lui è quasi un’ombra. Guardando attentamente i visi dei personaggi si può notare nello stile di David una leggera ironia ripresa da Goya, quando dipingeva i reali spagnoli: l’unico personaggio «serio» è Napoleone. Nel quadro di Ingres, “Napoleone sul Trono Imperiale”, del 1806, lo vediamo di nuovo raffigurato come una specie di Zeus, quasi sepolto dall’abito, che lo rende un Re non come gli altri, che non si richiama ai Re Francesi, ma con lo scettro si richiama a Carlo Magno. Sono tutte composizioni create con lo scopo di culto.

Napoleone sarà costretto all’esilio presso l’Isola di Sant’Elena, ma anche lì avrà modo di lasciare tracce di sé. Sbarca nell’isola nell’Ottobre del 1815, dove trascorrerà con la sua ristretta corte di fedelissimi gli ultimi anni della sua vita sino alla sua morte, che avverrà il 5 Maggio del 1821; in questi anni, Emanuel De Las Cases raccoglie i suoi pensieri e li trascrive. Napoleone si confeziona, per la Francia dell’Età dell’Oro, in maniera che egli venga ricordato così che più possa piacere al popolo Francese, sentimentale: un grande padre, saggio e magnanimo. Rivendica l’esistenza di un fil rouge che lo collega a Robespierre senza negare il suo collegamento al terrore giacobino: “niente potrebbe distruggere i nostri precedenti ideali rivoluzionari, che ci hanno reso il popolo che siamo ora”. Infine, in un passaggio fondamentale, Napoleone lascia ai posteri la sua visione dell’Europa di popoli liberi e unificati. “L’impulso è dato, e penso che dopo la mia caduta e la scomparsa del mio sistema, non vi possa essere in Europa altro equilibrio possibile se non l’agglomerazione e la confederazione di grandi popoli.”

Sant’Elena diventa così, da mero luogo dove avrebbe dovuto sfumarsi la figura di Napoleone, la casa dove sarà consacrato l’Uomo che diventò Mito. Persino il suo nemico, Chateaubriand, gli concede l’onore delle armi. Napoleone così limitò le libertà del suo presente, ma preparò le libertà del futuro.

Riassunto stilato dalla studentessa Sara Safarian, Liceo Pablo Picasso Artistico e Linguistico (RM).

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