la rivoluzione francese

Già con l’aiuto verso la guerra di indipendenza americana, la Francia si indebitò di 2 miliardi di lire. Si aggiunse quindi quello che era il problema della riscossione delle tasse, dato che non tutti i cittadini erano facilmente rintracciabili, i pesanti costi di manutenzione, il disastroso raccolto nel 1788 e l’aumento del costo del pane non poterono portare ad altro se non alla convocazione degli stati generali nel 1789 (la quale ultima convocazione avvenne nel 1614), per cercare di risolvere l’immensa crisi politica economica e sociale. Siamo nel 5 maggio 1789. Crisi economica causata dalla guerra d’Indipendenza americana, dal lusso e dagli interessi verso coloro cui lo Stato aveva chiesto prestiti. Precedentemente, a partire dal 1740, per sanare le casse dello Stato furono aumentate le tasse; da qui il malcontento del Terzo Stato, l’unico che le pagava effettivamente. Si intuì che pur la nobiltà e il clero avrebbe dovuto pagarle. Gli stati Generali furono composti da 1139 rappresentanti eletti dai tre ordini; abbiamo anche le Cahiers, per l’appunto i Quaderni delle lamentele, ben collocabili in questo contesto.

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Fascismo, dittatura

Nel 1925-26 si hanno le cosiddette leggi fascistissime, in cui il regime diventa regime totalitario. Abbiamo la fascistizzazione dello Stato e della società. Si verifica il controllo delle istituzioni statali e delle organizzazioni sociali, la repressione del dissenso, l‘acquisizione del consenso ottenuto attraverso un sistema di educazione e di iniziative in campo assistenziale. Da qui si ha il tramonto dello Stato liberale, il quale era stato incapace di attuare le speranze della Prima Guerra Mondiale e del dopoguerra rispetto a tutte llassi sociali a partire dai contadini e operai, fino ad arrivare ai latifondisti e all’ alta borghesia. Per quanto concerne la propaganda bisogna sottolineare che essa si avvalse dei moderni mezzi di comunicazione di massa come il cinema, la radio e la stampa. Senza questi mezzi probabilmente il fascismo non ci sarebbe stato o non avrebbe avuto quella persuasione che lo caratterizza. Abbiamo una mobilitazione delle masse veicolata attraverso l’ indottrinamento ideologico e celebrativo del culto della persona cioè del duce. “Il duce del fascismo” fu appunto una diretta del 1937 della MinCulPop (Ministero per la Cultura Popolare). Anche la stampa fu sottoposta ad una rigorosa censura. Le trasmissioni radiofoniche curate dalla EIAR ( Ente Italiano per le Audizioni Telefoniche) conobbero grande diffusione contribuendo ovviamente a sviluppare una nuova cultura di massa. Nel campo della cinematografia abbiamo l’istituto LUCE.

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Gentile, l’atto del pensare

Parafrasando il primo capitolo, La soggettività del reale, della Teoria generale dello spirito come atto puro, si evince che la realtà non è pensabile se non in relazione diretta con l’attività pensante per la quale è pensabile; essa non è un oggetto possibile, una mera possibilità, ma oggetto reale, concreto, attuale di conoscenza (Cfr. T, p.3). Il presupposto affinché la realtà sia pensabile è il concepire prima-di-tutto la mente in cui tale realtà si rappresenta; non si dà, ed è assurdo, il concetto di una realtà materiale (cfr. ibidem). Tale concetto, di sostanza materiale, corporea, estesa, di corpi, cioè di ciò che in generale si presuppone fuori della mente, è una contradictio in adiecto: «noi possiamo parlare soltanto di cose che sono percepite, e sono quindi oggetti di coscienza, idee» (p. 3).

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Morte di Dio e divenire

Lapidariamente, per Nietzsche il divenire è l’unica certezza. Abbiamo visto e abbiamo percepito come il filosofo faccia delle interpretazioni un metodo: un’interpretazione critica che non giunge mai a una verità stabile. Eppure sul Divenire Nietzsche non ha dubbi, è la cosa più certa in assoluto. Ritroviamo in tutte le opere di Nietzsche le intuizioni del dionisiaco e apollineo, e una di queste, il dionisiaco, significa il divenire: il divenire è l’esplicazione del dionisiaco, cioè il continuo mutamento, la non certezza di qualcosa di stabile, l’idea che l’essere stesso non sia mai definibile e definito. Pertanto il divenire è la verità dionisiaca, la verità del continuo perire delle cose.

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il Nietzsche illuminista

Il secondo periodo di Nietzsche viene anche chiamato periodo illuminista poiché critica della società. Avevamo analizzato nella seconda considerazione inattuale la questione dello studio della storia non passivo, nozionistico, ma in maniera attiva criticando la società, gli eventi storici e le figure; soprattutto avendo la capacità di scindere dal passato, allontanarsi da esso, dimenticarlo, obliarlo perché il suo peso può annullare la vita, le forze vitali: l’individuo che è troppo incentrato nel proprio passato (o nello studio delle epoche precedenti) nella vita quotidiana, dimentica il presente e soprattutto il futuro.

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il primo Nietzsche

Il primo periodo di Nietzsche si caratterizza per un impianto fortemente influenzato da Schopenhauer e quindi di critica all’idealismo. Egli nasce come filologo, alla ricerca della verità specifica, la verità del linguaggio e del lessico; ciò lo influenza sulla rigorosità del metodo, sull‘analisi per la volontà di verità. Scrive moltissimo, opere inedite o semplici taccuini, ma canonicamente la prima opera che si considera tale è La nascita della tragedia con la titolatura Secondo lo spirito della musica, pubblicata nel 1876. Qui si cerca di delineare la nascita della tragedia classica greca, secondo un aspetto dionisiaco, evocando due intuizioni e non concetti: Dioniso e Apollo. Quest‘ultimo è il dio solare, della bella parvenza, dio classico dell‘equilibrio, rappresenta la razionalità, la lucentezza ed il suo simbolo è la statua. Nella filosofia quest‘intuizione è la rappresentazione di creare illusioni, perché la realtà in verità è forte, tenebrosa, il vero e unico Io primordiale è sofferenza.

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