la questione lavorativa in Marx

Marx riflette sull’importanza che il denaro ha nella vita dell’uomo. Esso viene visto come il ponte tra la vita e i mezzi per viverla. Il denaro permette all’uomo di superare i suoi limiti naturali perché la ricchezza può dare accesso a qualsiasi cosa sia acquistabile. Così chi non brilla per una determinata caratteristica può trovare i mezzi per superarla e ambire a qualcosa di più rispetto a quello che la natura gli ha dato (esempio dell’uomo brutto con la donna bella). Il modo in cui si procura questo guadagno è influenzato dal tipo di lavoro che l’uomo costruisce per averlo. Il lavoro genera anche una serie di rapporti sociali, in cui l’uomo è sia individuo sia parte della collettività. Il lavoro viene diviso e spesso l’interesse del singolo non coincide con l’interesse della collettività a cui partecipa. L’interesse collettivo viene a coincidere con lo Stato. In esso ogni classe spera di primeggiare e di avere un ruolo di primo piano che le permetta di dare allo Stato la sua impronta.

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analisi psichica su Hitler

Fra tanti dittatori sanguinari nella storia, Adolf Hitler è sicuramente, oltre che recente, quello che continua a stuzzicare la curiosità di tantissimi studiosi per il ruolo che ha avuto nella Seconda Guerra Mondiale e per come è riuscito a portare la Germania al regime Nazista. Molti psicologi e psicoanalisti, in particolare, hanno voluto approfondire la storia della sua vita per cercare di capire cosa mai avesse spinto lui a compiere tanti crimini contro l’umanità, e cosa abbia spinto tante persone a seguirlo.

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Nietzsche classista

Come per Hegel e Marx, anche Nietzsche sostiene, in un senso forse (per assurdo) più storico, che le classi siano nate in un certo punto nella storia, divisione che si ripercuote nei nostri giorni; tale divisione sarà riproposta pur dal filosofo italiano Giorgio Colli (per il quale l’umanità si divide in coloro che compiono le azioni senza alcun calcolo razionale e coloro che usano il principio dell’utile, la forma più abietta). Certamente la grandezza di un uomo è commisurata a quanto riesce a non considerare l’essere in base al proprio tornaconto.

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Monika Ertl, eroina?

Una profonda contraddizione sussiste nella giustizia umana, la sensazione che essa si riduca e significhi altro che la vendetta, poiché le leggi o non colpiscono o, spesso, elogiano gli ignobili. L’inizio del giorno del primo aprile 1971 Roberto Quintanilla venne giustiziato. L’ex colonnello dei servizi segreti boliviani che volle la morte di Guevara e che non rispettò affatto quel decoroso cadavere (fu lui che ordinò di tagliare le mani al cadavere del Che), venne assassinato ad Amburgo, nella sede del consolato boliviano. I colpi mortali partirono da una Colt Cobra registrata a nome di Giangiacomo Feltrinelli; mentre la vendetta si avvenne per mano di Monika Ertl, giovane tedesca che aveva abbracciato gli ideali rivoluzionari.

La nostra Monika si era finta una giornalista australiana e chiesto di intervistare il neo console Quintanilla; appena entrò nello studio consolare, prese la pistola e sparò tre colpi, che colpirono l’assassino. Nella fuga Monika abbandonò la pistola, la borsa, una parrucca e un biglietto con scritto: vittoria o morte. La giovane aveva combattuto in seconda linea in Bolivia, proprio assieme al Che, e dopo la sua morte entrò nell’E.L.N. (Esercito di Liberazione Nazionale) boliviano. Dopo l’uccisione di Roberto Quintanilla della ragazza non si seppe più nulla, si scoprì che era tornata in Bolivia a combattere, ancora. Monika morirà nel 1973, a seguito di un’imboscata da parte dell’esercito; il luogo di sepoltura non è mai stato reso noto.

di Giancarlo Petrella,
Proprietà letteraria riservata©

critica al comunismo

Il Manifesto del partito Comunista viene steso nel 1848 da Marx ed Engels, personalità rappresentative della Lega dei comunisti, fondata nell’anno precedente. Marx, espulso da Parigi e dal Belgio su richiesta del governo dopo la pubblicazione del Manifesto, sostiene nell’opera la necessità di distinguere le lotte tra le classi sociali durante gli anni della storia dell’uomo.

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la Rivoluzione cubana

Sui molteplici aspetti che ci si potrebbe soffermare, quando si parla della Rivoluzione cubana, c’è senz’altro da segnalare il suo carattere mediatico: fu una rivoluzione combattuta anche tra le testate giornalistiche, l’opinione pubblica oltre che i salotti intellettuali – si ricordi in merito la celeberrima foto che vede in essa raffigurati il Che con il filosofo Sartre. Per Rivoluzione cubana si intende quel processo storico che ha visto la caduta della dittatura militare di Fulgencio Batista e l’avvento dell’era di Fidel Castro. Dopo Fidel si avrà Raúl Castro, suo fratello; entrambi sono stati dei rivoluzionari e insieme all’eroe Ernesto Guevara hanno guidato i cosiddetti barbudos, nome dei rivoluzionari cubani del Movimento del 26 luglio: le barbe erano lunghe a simbolo della decisione di non raderle fin quando non avessero vinto la guerra, la guerra di liberazione. Secondo un’altra versione, le barbe sarebbero state lunghe poiché i rivoluzionari non avrebbero avuto lamette per tagliarle.

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l’alienazione per Marx

In questo passo, Marx espone il suo concetto di alienazione. Tale concetto ha le sue radici nella filosofia precedente a Marx. Rousseau, ad esempio, aveva usato il termine alienazione per indicare la cessione dei diritti individuali a favore della comunità. Successivamente questo termine viene utilizzato da Hegel per indicare il movimento stesso dello spirito che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, per potersi poi riappropriare di sé in modo arricchito. Per Feuerbach, invece, l’alienazione si identifica con la situazione dell’uomo religioso, che si sottomette a Dio e che si estrania in tal modo dalla propria realtà. Marx riprende da Feuerbach la struttura formale del meccanismo dell’alienazione, intesa come condizione patologica di scissione, dipendenza e auto-estraniazione. Tuttavia, mentre per Feuerbach l’alienazione era un fatto prevalentemente coscienziale che deriva da un’errata interpretazione di sé, Marx la considera un fatto reale, di natura socio-economica, poiché si identifica con la condizione storica del salariato all’interno della società capitalistica. Inoltre, l’alienazione dell’operaio viene descritta da Marx sotto quattro aspetti fondamentali, strettamente connessi tra loro:

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riflessione sul denaro, Marx

Sia dai Manoscritti economico-filosofici del 1844, sia da altre opere, appare l’idea di Marx riguardante il denaro. Iniziando dal fatto che Marx ritiene il denaro estremamente indispensabile, ma non nel senso positivo del termine, tant’è che viene considerato una delle cause dell’alienazione del lavoratore, il quale, infatti, è alienato anche verso la sua attività, vista come forzata, costrittiva e utile solamente al profitto del capitalista.

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l’ideologia tedesca di Marx

da L’ideologia tedesca

I singoli individui formano una classe solo in quanto debbono condurre una lotta comune contro un’altra classe; per il resto essi stessi si ritrovano l’uno di contro all’altro come nemici, nella concorrenza. D’altra parte la classe acquista a sua volta autonomia di contro agli individui, cosicché questi trovano predestinate le loro condizioni di vita, hanno assegnata dalla classe la loro posizione nella vita e con essa il loro sviluppo personale, e sono sussunti sotto di essa. Questo fenomeno è identico alla sussunzione dei singoli individui sotto la divisione del lavoro e può essere eliminato soltanto mediante il superamento della proprietà privata e del lavoro stesso. Abbiamo già accennato più volte come questa sussunzione degli individui sotto la classe si sviluppi in pari tempo in una sussunzione sotto idee di ogni genere, ecc.

“L’ideologia tedesca”, che comprende il breve estratto preso in esame, è scritta da Karl Marx e Friederich Engels. L’opera è sia una analisi polemica dei pensieri di Hegel e Feuerbach, con i loro punti di forza e le loro criticità, sia una trattazione che prende in esame la società e la storia, gettando le basi per le idee che verranno trattate nel “Manifesto del Partito Comunista” e mettendo sotto severa critica lo Stato moderno in cui gli autori vivono. In particolare, emerge il concetto di scontro fra due fazioni che compongono la società come mezzo di sviluppo, prima ne “L’ideologia tedesca” sotto forma di dialettica fra forze produttive e rapporti di produzione, poi nel “Manifesto del Partito Comunista”, evolvendosi in vera e propria lotta fra proletariato e borghesia, come stadio più recente delle lotte di classi che si sono succedute nella storia. Addirittura, nel “Manifesto”, la stessa concezione di storia è identificata come lotta di classe.

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la lotta di classe in Marx

Il testo, tratto dal Manifesto del Partito Comunista, verte su uno dei temi più comuni e centrali della filosofia e della politica di Marx, ovvero quello delle lotte di classe. Lotte che da secoli, se non millenni, si susseguono in tutte le società e civiltà più o meno evolute, a partire dall’ Antica Grecia e Roma fino al Medioevo feudale, contrapponendo “fazioni” che negli anni di Marx, ovvero intorno alla metà del 1800, si identificano nel proletariato e nella borghesia, in oppressi e oppressori, come definiti dall’economista stesso. La differenza tra le lotte passate e quella a cui i due autori del Manifesto assistono, sta proprio nelle fazioni sopracitate: mentre nelle società passate come quella medievale o ancor più lontane quelle latine e greche, la distinzione in “caste” era molto più ampia e diversificata, durante il diciannovesimo secolo si riducono a due grandi schieramenti che contengono tutti gli altri, che come già detto, sono proprio la classe borghese e quella operaia.

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