Abelardo, uno sguardo d’insieme

La vita di Pietro Abelardo (1079-1142) compendia emblematicamente i mutamenti e le irrequietezze del XII secolo, Secolo ricco di spiriti colti. Narrò della sua vita nella Historia calamitarum mearum. Nacque nel borgo di Pallet vicino a Nantes, da Lucia, forse di origine bretone e da Berengario, forse di origine poitevina, miles appartenente alla nobiltà minore, il quale voleva che anche i suoi figli seguissero il suo esempio. Rinunciò ai beni e alla carriera per dedicarsi agli studi a Loches (nella Loira) nella scuola di Roscellino, che nel 1092 venne condannato per eresia a Soissons e costretto a un trasferimento in Inghilterra. Abelardo si recò poi a Parigi, dove criticò le tesi sugli universali di Guglielmo di Champeaux e, di conseguenza, tra i due emersero profonde divergenze. Abelardo decise così di fondare una propria scuola, dapprima a Melun e in seguito a Corbeil.

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Illusione di un tramonto

Illusione di un tramonto – analisi metrica

Mario Famularo

Per quanto riguarda l’analisi metrica del componimento Illusioni di un Tramonto di Giancarlo Petrella, partiamo dalla prima strofa: 1° 5° 10°
3° 7° 10°
1° 5° 10°
1° 4° 6° 10°
1° 4° 6° 10°
1° 3° 6° 8° 10°
3° 5° 10°
2° 4° 6° 8° 10°

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Santa Agnese fuori le Mura

Nella Basilica di S. Agnese fuori le Mura di Roma v’è uno splendido mosaico raffigurante la Santa e i due papi le cui vicende sono legate all’edificio, Simmaco (…-514) e Onorio I (…-638); in particolare Onorio fece costruire la basilica sopra la tomba della Santa, dove precedentemente v’era un sacello ad corpus – in parte seminterrato – restaurato da Simmaco.

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il Sultano e la Moschea

L’architettura è stata, fin dall’infanzia, ben prima della musica e della poesia, al centro dei miei interessi. Come ogni espressione dello spirito, essa da sé chiarisce i gusti: non siamo noi a scegliere il nostro atteggiamento di fronte alle opere dell’ingegno umano, ma esse stesse, con la naturalezza dell’esperire, allettano la nostra intera percezione, coincidente con ciò che si ama definire anima.

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l’abbazia di San Vincenzo

Stando al Chronicon Vulturnense (scritto forse dall’abate del monastero nel 1130 ca.) il cenobio sarebbe stato fondato da tre nobili di origine beneventana tra la fine del VII e gli inizi del VIII secolo, in un luogo donato loro dal duca longobardo di Benevento; i nobili avrebbero ripristinato una chiesa e un oratorio già esistenti – di una chiesa, tardo romana, comunque se ne ha notizia con annessa un’area funeraria.

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la villa romana tardo antica

Nella parte occidentale dell’Impero, nel pieno della romanizzazione, il territorio rurale era costellato di ville rustiche, ovvero di insediamenti di produttori agricoli (soprattutto contadini). Il termine rustiche sta per edifici dove v’è una porzione in cui risiede il dominus e una adibita agli alloggi degli schiavi. Si ricordi che la villa schiavistica del pieno Impero prevedeva che la maggior parte degli agricoltori fosse, per l’appunto, schiavi. Nelle aree più prossime a Roma e nell’Italia centrale questa tipologia di struttura era molto diffusa, tale insediamento si costituiva con complessi di edifici al centro di grandi proprietà con una forma organizzata sul tipo della villa di Settefinestre dove sono presenti gli appartamenti del dominus e, come deducibile, una parte dedicata al lavoro contadino.

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